La diagnosi di “isteria” nell’Ottocento veniva utilizzata per qualsiasi “disturbo” (o presunto tale) femminile: melanconia, ansia, ninfomania, frigidità… tutto era un sintomo di isteria.
Le terapie proposte erano le più astruse: bagni caldi, bagni ghiacciati… nei casi più “gravi”, ossia di donne realmente bisognose di un aiuto psichiatrico, l’estremo “rimedio” era l’isterectomia, la rimozione chirurgica dell’utero, che aveva l’unico esito di mutilare orribilmente le pazienti, senza che fossero realmente curate.
Le donne meno gravi (e più ricche), nella Londra di fine Ottocento, si rivolgevano invece allo studio privato del Dr. Dalrymple (Jonathan Pryce), il quale, pur partendo dall’errata convinzione che tutti i malesseri femminili fossero causati da contrazioni anomale dell’utero, utilizzava una terapia che si rivelava efficace: il massaggio manuale della vulva.
In pochissimi sanno che il vibratore fu inventato quasi per caso dal suo giovane assistente, il Dr. Granville (Hugh Dancy), e dal suo amico Edmund St. John-Smythe (Rupert Everett), ricco e creativo inventore, appassionato della neonata scienza elettrica. Ora, grazie al film “Hysteria”, diretto da Tanya Wexler, questa storia diverrà di pubblico dominio.
Il film è ben costruito e ben interpretato: una commedia leggera, veramente gradevole, che riesce sì a intrattenere (con gli spunti romantici e l’inevitabile happy ending), ma anche a raccontare un pezzo di storia della medicina, della tecnologia e del costume.
La chiave di lettura più interessante e moderna la offre il personaggio di Charlotte (Maggie Gyllenhaal), la figlia del Dr. Dalrymple, fiera sostenitrice dei diritti delle donne: e se le contrazioni provocate dal massaggio non fossero benefiche perché rilassano un utero malato… ma semplicemente perché fanno sperimentare a donne frustate, infelici, a cui la rigida società vittoriana nega qualsiasi ruolo attivo… la dimensione del piacere?
Guardate il trailer… e correte al cinema!
Divertentissimo e intelligente. Anche io me la sono spassata vedendolo e quindi l’ho appena recensito!
Ho trovato invece molto furbo e poco edificante e approssimativo invece il film Shame, te che ne pensi da “psicologa”? ;)
Che “Shame” sia “furbo” non direi: quando l’ho visto gli spettatori in sala mi sono sembrati annoiati, o scossi, a seconda di cosa si aspettavano, evidentemente.
“Poco edificante” forse sì, ma non credo che lo volesse essere: credo sia un film che non vuole avere una morale, né un finale catartico.
Comunque… pensa un po’! Stavo proprio per recensirlo anche io! Quindi a breve potrai leggere un parere più articolato. :)
Bene, bene allora la leggerò di sicuro. Comunque per poco edificante intendevo che fa più confusione che altro secondo me sull’argomento, mettendo tanta carne al fuoco per scandalizzare ma poi alla fine si riduce un po’ una semplice parabola. Secondo me invece è presente una forte morale di sottofondo anche se sotto la patina del film moderno senza parole e senza morale. In quel senso è un film molto “astuto”, te l’assicuro… anche se non è che può attecchire su tutti diciamo (e a quel punto direi, per fortuna). Ti lascio il mio articolo, dove ho analizzato da più punti di vista i personaggi!
http://theemeraldforest.wordpress.com/2012/02/14/shame-luomo-che-non-amava-le-donne/
Un saluto,
Emerald