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“House we left”: la psicologa consiglia

“House We Left” è uno spettacolo che fa riflettere sui temi della casa, nostro luogo più intimo, e del carcere, luogo dove si scompare agli occhi della società.

La casa è il nostro luogo protetto, il nostro confine dal mondo. L’ unico posto in cui possiamo prendere la distanza da tutto e occuparci di noi. 

In scena vediamo le storie di alcune donne che hanno dovuto lasciare le loro case a causa di errori commessi durante le loro vite. Il carcere è ora il luogo dove vivono. Vivono, ma non sono. Per il mondo non esistono più, sono in un luogo che cancella l’esistenza dalla società.

Vediamo le vicende di donne che smettono di sentirsi donne, ma consapevoli di essere in carcere perché sono colpevoli. Nessuna scusa, nessuna giustificazione. Sanno di aver sbagliato e vogliono tornare a brillare. Tante storie, tanti interrogativi, tante assurdità quotidiane.

A cosa serve un carcere, se, invece di rieducare, toglie dignità ai detenuti?

🎭 “HOUSE WE LEFT” di Centro Teatrale MaMiMò

📌 Teatro Bellarte – via Bellardi 116, Torino

📆 Sabato 19 novembre, ore 19.00
📆 Domenica 20 Novembre, ore 19.00

🎟️ A questo link potete acquistare i biglietti.

(Photo by Paolo Chiabrando on Unsplash)

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Fertility Day, riflessioni di una psicologa.

La notizia non è fresca, ma ho preferito riflettere prima di scrivere.

Non volevo scrivere presa dall’indignazione, perché, come un’enorme percentuale delle donne italiane, è questo quello che anche io ho provato di fronte alla campagna pubblicitaria sul Fertility Day.

Una campagna che si è dimostrata capace di ferire ogni tipo di donna: “giovane” (come recitano le ormai celebri cartoline) o “vecchia” (parola che viene sottintesa), fertile o sterile, occupata o disoccupata (con tutte le sfumature che esistono nel mezzo, quelle delle mille forme di lavoro precario), con un compagno o single, eterosessuale o omosessuale (perché ricordiamoci che esistono anche le coppie gay, e che loro, se anche volessero procreare, in Italia non possono). Si sono indignate molte donne per le quali un figlio non è semplicemente nei propri progetti di vita, ma anche molte madri.

Due considerazioni posso fare in quanto psicologa.

La prima riguarda la comunicazione. Non bastano una bella grafica e uno slogan accattivante (ammesso che quelli in questione lo siano). Questa è la forma. Ma il contenuto? Il contenuto è semplice: il Ministero della Salute sta dicendo alle cittadine italiane che vuole che la natalità aumenti. Prima di diffondere questo messaggio, non sarebbe utile chiedersi se lo Stato Italiano metta effettivamente le cittadine in condizione di avere uno o più figli, come molte di loro peraltro già desiderano? Se ci si fosse fermati un istante prima di diffondere la tanto contestata campagna, si sarebbe visto che lo Stato, ahimè, non attua nessuna politica di sostegno alla genitorialità che possa dirsi seria, strutturata e che non sia becero populismo estemporaneo.

La seconda considerazione riguarda l’intervista del Ministro Lorenzin al quotidiano La Stampa, rilasciata dopo che il polverone mediatico era stato sollevato, di cui cito qualche stralcio:

«Mi scusi, ma c’è scritto da qualche parte “Devi fare un bambino” o “devi partorire”? Distinguiamo l’aspetto sociologico da quello sanitario.»

«In Italia c’è un allarme demografico: se si continua così, si rischia la crescita zero nel 2050. E so che sul tema della natalità influiscono politiche del lavoro, fiscali, sociali. Ma io sono il ministro della Salute e mi occupo dell’aspetto sanitario.» 

Forse il Ministro della Salute non sa che anche in medicina si sta affermando, ormai da decenni, il paradigma biopsicosociale, un modello secondo il quale – in estrema sintesi – salute e malattia sono da intendersi appunto come il risultato di una complessa interazione di fattori biologici, psicologici e sociali.

Quindi, per un Ministro della Salute, parlare di politiche del lavoro, fiscali e sociali è assolutamente necessario, ma soprattutto è necessario progettarle in sinergia con gli altri Ministeri, vedendo il cittadino nella sua globalità. Ed è necessario anche comprendere le persone dal punto di vista psicologico. Quanto meno, non ideando campagne che le facciano sentire in colpa e inadeguate, producendo così, se possibile, un danno psicologico anziché un benessere.

Questo post non ha alcuna immagine correlata, perché ritengo che ormai le immagini pubblicitarie siano ampiamente note a tutti i lettori, e non desidero darvi ulteriore risonanza.

Le paure delle donne

Una ballerina teme un’audizione. Una bambina un tuffo nel mare. Una modella di posare per una classe. Un’impiegata di affrontare una riunione. Una fidanzata di vedersi portare via il suo uomo. C’è persino una donna che ha paura di un lupo, in un bosco, di notte.
Ma sono tutte donne, secondo voi come affronteranno le loro paure?

Un’altra bella pubblicità, questa volta di un brand di abbigliamento peruviano, Saga Falabella. Per la verità è vecchiotta, ma l’ho appena scoperta e voglio condividerla con voi!

Se volete vedere qualche altro bello spot dedicato al mondo femminile, vi segnalo un mio vecchio post sulla campagna “Real Beauty” di Dove, e questo recente sul significato dell’espressione “come una ragazza”.

Cosa significa fare qualcosa “come una ragazza”?

Utilizzare l’espressione “come una ragazza” come insulto è un colpo basso nei confronti di ogni ragazza adolescente. Dal momento che la pubertà non è propriamente una passeggiata, pensate all’impatto di questa brutta abitudine linguistica sulla fiducia in se stessa di una ragazzina.
Always (marchio di prodotti intimi femminili) ha dato il via ad una campagna pubblicitaria dal risvolto sociale: l’obiettivo è aiutare le ragazze a mantenere la fiducia in sé durante la pubertà e oltre, mostrando loro che fare le cose #LikeAGirl è bellissimo.

“Nel mio lavoro di documentarista, ho assistito in prima persona alla crisi di fiducia tra le ragazze e agli effetti negativi degli stereotipi”, ha detto Lauren Greenfield, regista del video #LikeAGirl. “Quando si usano le parole ‘come una ragazza’, intendendo qualcosa di brutto, si è profondamente svilenti.” “Sono entusiasta di far parte del movimento che mira a trasformare ‘come una ragazza’ in un’affermazione positiva.”

Non mi resta che lasciarvi godere il video. Purtroppo non ne esiste ancora una bella versione sottotitolata in italiano, perciò riassumo brevemente il contenuto per chi non sapesse l’inglese. La regista chiede a ragazze e ragazzi di diverse età di compiere alcune azioni (correre, combattere, lanciare) “come una ragazza” (espressione che in inglese ha accezione negativa, come il nostro “da femminuccia”).
Si vede immediatamente che le più piccole sono le meno influenzate culturalmente, e quindi corrono, combattono, lanciano… esattamente come lo farebbero nella loro vita quotidiana, dato che… loro sono delle ragazze.
Alla fine del video, se ne sono convinte anche le adulte.

Se volete vedere qualche altro bello spot dedicato al mondo femminile, vi segnalo un mio vecchio post sulla campagna “Real Beauty” di Dove, e questo recente sulle paure delle donne.

Danzaterapia e carcinoma mammario: corso in partenza a Torino

Rieccomi a segnalarvi un evento gratuito! Questa è un’iniziativa tutta al femminile, di grande valore sociale, riabilitativo ed espressivo.

Domani, lunedì 17 gennaio iniziano i corsi di danzaterapia promossi dall’Associazione GADOS che si svolgeranno in via Canova 37 – Torino il venerdì dalle 17.00 alle 19.00.

Il corso è parte del progetto “Emozioni comprese… Emozioni danzate”, che si propone di accompagnare le donne che hanno subito una diagnosi di carcinoma mammario, e un intervento demolitivo del corpo e della psiche, ad affrontare con serenità le cure imparando a riconoscere le proprie emozioni per poterle esprimere, comunicare e condividere.

Il progetto è gestito dalla dott.ssa Anna Gasco, psicoterapeuta e danzaterapeuta, e si serve della danza per insegnare alle donne a superare il trauma che ha segnato profondamente il loro corpo partendo dal corpo stesso.

Il corso è rivolto sia alle donne che hanno subito un intervento, al fine di riappropriarsi della propria corporalità, sia alle volontarie (donne già operate al seno), sia alle operatrici del settore oncologico, per elaborare i sentimenti di angoscia, d’impotenza e di rabbia e migliorare le capacità comunicative sviluppando risorse creative.

Il calendario delle lezioni è il seguente:

17 gennaio
24 gennaio
31 gennaio

7 febbraio
14 febbraio
21 febbraio
28 febbraio

7 marzo
14 marzo
21 marzo

Per informazioni:
Tel. 011 3134378
Cel. 335 1565732
gados@hotmail.it
www.gados.it

 

(Image by Gerd Altmann from Pixabay)

Ottobre 2013: Mese del Benessere Psicologico SIPAP

Come sapete, cerco sempre di tenervi aggiornati sulle iniziative di divulgazione psicologica, prevenzione e promozione della salute attive in tutta Italia, soprattutto se gratuite.

Oggi vi segnalo un’interessante iniziativa della SIPAP, Società Italiana Psicologi Area Professionale:  il Mese del Benessere Psicologico.

Si tratta di una campagna di sensibilizzazione e promozione della cultura del benessere, che punta a migliorare la qualità della vita.

Il Mese del Benessere Psicologico è realizzato grazie alla disponibilità di psicologi liberi professionisti che offrono consulenze e seminari gratuiti.

L’iniziativa nasce con molteplici obiettivi :

  • Promuovere il Benessere Psicologico come valore fondante e ideale della qualità di vita di ciascuna persona, come fattore di crescita personale e di mantenimento dell’equilibrio dell’esistenza personale e sociale;
  • Informare sul ruolo dello psicologo e sulle sue funzioni nonché sull’esistenza di centri e studi  sul territorio che erogano servizi clinici e di consulenza;
  • Far conoscere il panorama delle professionalità che ruotano attorno al mondo della psicologia, per sapere, a seconda dei casi, a chi sarebbe più opportuno rivolgersi (psichiatra, neurologo, assistente sociale, ecc).

Quest’anno il Mese del Benessere Psicologico della SIPAP è attivo in sette Regioni: Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, LazioContinua a leggere Ottobre 2013: Mese del Benessere Psicologico SIPAP

La vera bellezza: quando la pubblicità non nuoce all’autostima delle donne.

La Dove, da 10 anni ormai, è nota per la sua campagna pubblicitaria “Real Beauty”, che mira a stimolare una diversa concezione della “bellezza” femminile, campagna che ha vinto un Grand Prix a Cannes nel 2007.

Tra gli spot più recenti, ricordiamo “Dove Real Beauty Sketches”, lanciato in Brasile, Australia, Canada e Stati Uniti il 15 aprile 2013.
Lo spot mostra come le donne siano le principali critiche di se stesse. Il video, in poche settimane, ha raggiunto su YouTube quasi 6 milioni di visualizzazioni in Italia. Protagoniste sono 7 donne e un ritrattista forense, che ha realizzato per ciascuna due identikit: uno basato sulla descrizione delle dirette interessate (che lui non aveva mai visto in volto), l’altro basato sulla descrizione di alcuni estranei che le avevano incontrate. I ritratti realizzati dal punto di vista della persona estranea rappresentavano sempre una donna più bella e solare. Con questa campagna, Dove invita le donne a vedere il bello che c’è in ognuna di loro, perchè… “sei più bella di quanto credi!”. Dopo il grande successo riscosso sul web, lo spot è stato trasmesso in TV nel mese di maggio, all’interno di Carosello Reloaded, il contenitore di spot in onda su Rai 1.

L’ultima idea dei creativi Dove, invece, è più di un semplice spot. “Thought Before Action” mira a “colpire” direttamente i responsabili dell’alterazione della nostra percezione della bellezza: direttori artistici, grafici e coloro che ritoccano le foto. Una “Beautify action” (“abbellisci”) per Photoshop è stata caricata sui siti che queste figure professionali frequentano abitualmente, disponibile per un download gratuito. Pubblicizzato come un effetto luce per la pelle, era in realtà un comando che ripristinava le foto modificate all’originale…

Sarà bastato per promuovere un esame di coscienza nei “ritoccatori di bellezza”? Forse no, ma ritengo che la risonanza della campagna sia importante soprattutto per le donne stesse. Personalmente spero con tutto il cuore che ogni donna possa amare il proprio corpo per quello che è. Certo, mantenendolo in forma e in salute, e abbellendolo quanto e come ritiene, ma senza seguire canoni estetici irraggiungibili proprio perché irreali.

 

(Photo credit: Dove)

A Chivasso, “LesClick” e “Le Poesie che vincono la Paura”

Lunedì 13 maggio 2013
ore 19.00
presso la Biblioteca Civica Jacobino Suigo
Piazza C.A. Dalla Chiesa, 5 – Chivasso (TO).

avrà luogo l’inaugurazione della mostra fotografica “LesClick – Lo sguardo delle donne sulle donne del Pride” 
organizzata dallo Spazio Donne di Arcigay Torino

con un’esposizione delle poesie vincitrici del concorso
“Le Poesie che vincono la Paura”
indetto lo scorso anno da Arcigay Torino.

L’evento è patrocinato dal Comune di Chivasso nell’ambito delle celebrazioni della Giornata Mondiale contro l’Omofobia.

La mostra proseguirà fino al 18 maggio e sarà visitabile nei seguenti orari: lunedì/giovedì/venerdì ore 14.30-19.00; martedì ore 9.00-19.00.

 

Perché non lo lascio?

Giovedì 11 aprile 2013
alle ore 21.00
presso la Libreria LegoLibri
Via Maria Vittoria, 31 – Torino

si terrà la presentazione del libro di Rose Galante
“Perché non lo lascio? Storie e psicoterapie di donne legate a uomini maltrattanti”

galante

Questo libro parla di donne che, nelle parole di Rose Galante, “sono cresciute con la violenza, ci sono abituate e la accettano”. È probabile che le donne che sono state maltrattate continuino a esserlo, perché la violenza provoca emozioni e sensazioni paralizzanti. Vergogna, senso di colpa, paura e – nonostante tutto – attaccamento indeboliscono anche una personalità inizialmente stabile, che diventa insicura e piena di dubbi. Ma chi sono le donne che si fanno maltrattare? Per rispondere a questa domanda, l’autrice ha scelto di lasciar parlare le donne stesse, e nel libro possiamo leggere integralmente la storia vera di Angela (nome fittizio), presa a portavoce di tutte le donne maltrattate di cui Rose Galante si è presa cura negli anni. È meglio che sia Angela a rispondere alla domanda principale: “Perché non lo lascio?” Continua a leggere Perché non lo lascio?

NOVITÀ! Corso di preparazione alla nascita

A partire da una pratica pluriennale di yoga e meditazione di consapevolezza, e dalla collaborazione con Sabrina Fontana, grande amica nonché eccezionale insegnante di yoga , è nata l’idea del corso Yoga e Psicologia per prepararsi alla meraviglia della nascita.

Gravidanza è sinonimo di cambiamento e attesa. Ogni donna è unica, ogni gravidanza è unica e ogni bambino è unico. Sgomberata la strada dagli stereotipi su “come ci si dovrebbe sentire”, imparare a entrare in contatto con il proprio corpo e le proprie emozioni è la via sicura per una gravidanza consapevole, e quindi serena.

E lo yoga? Il termine “yoga” significa “unire”, “congiungere” e in sé contiene il senso fondamentale della disciplina: l’unione mente-corpo. La pratica consiste nell’orientare con dei mezzi idonei la mente verso la continuità dell’essere, partendo dalla coscienza corporea per spostarsi gradualmente verso l’osservazione della parte più sottile della nostra mente, rendendola tranquilla, comprendendola e trasformandola. In questo senso la gravidanza, rappresentando l’unione privilegiata tra la madre e il neo-bambino, è già yoga!

Siete incuriosite?

Tutti i dettagli nella pagina dedicata…

(Photo by Alicia Petresc on Unsplash)