Lo so, non è l’articolo che vi aspettavate. Io stessa avevo iniziato questa rubrica con l’obiettivo di aiutarvi a organizzare al meglio il vostro tempo, sfruttandolo per sperimentare nuove attività piacevoli e utili.
Nelle ultime due settimane però sono stata letteralmente inondata via WhatsApp e Facebook di messaggi contenenti bufale allarmistiche e complottistiche, per lo più a tema coronavirus, e quindi ho deciso di scrivere qualcosa a riguardo. Il fenomeno delle fake news, infatti, non è un qualcosa di distante dal nostro benessere psicologico, e più avanti vi spiegherò il perché.
Ogni volta che ricevevo uno di questi messaggi, ricercavo le parole chiave su Google e immediatamente trovavo un articolo di Butac o di Bufale.net che aveva già provveduto a sbufalare la “news”. Lo inoltravo quindi a chi mi aveva mandato la bufala, e scrivevo anche un post in merito su Facebook.
Perché non lasciavo semplicemente perdere e cancellavo il messaggio? Perché condividere fake news è una pratica pericolosa, per varie ragioni:
- Genera allarme, in un periodo in cui nessuno ha bisogno di ansia aggiuntiva.
- Spesso queste fake news lasciano a intendere che qualcuno (Scienziati? Governi?) sappia cose che non ci vuole dire. Questo genera sfiducia nella scienza e nelle istituzioni.
- Disinforma, e contribuisce a minare lo spirito critico proprio e altrui.
- Su Facebook, più volte condividete un contenuto, più gli algoritmi del social tenderanno a ripresentarlo ad altre persone.
Ecco alcuni dei contenuti che mi sono arrivati in questi giorni – i link ovviamente non sono alla fake news ma al sito dove trovate i fact checking:
- L’audio dell’infermiera dell’Amedeo di Savoia di Torino, registrato per spaventare il figlio di un’amica che continuava ad uscire con gli amici dopo la chiusura delle scuole, prima che il lockdown toccasse Torino.
Uscire il meno possibile è ovviamente la cosa giusta da fare, ma il messaggio lasciava intendere che i professionisti sanitari avessero informazioni che i TG ci nascondevano. - L’audio sul virus che si attacca anche alle scarpe.
Togliersi le scarpe all’ingresso in casa è una buona norma igienica, ok, ma questo audio non solo lascia intendere, ma afferma chiaramente che le Autorità non ce lo dicono se no ci preoccuperemmo troppo – davvero credete che se ci fosse da preoccuparsi le Autorità starebbero zitte, favorendo una pandemia? - “Il protocollo di biocontenimento BSL4” (bufala che girava già con data 15/03 e ora ha ripreso a girare con data 15/04)
- Il farmaco russo e quello giapponese (“i farmaci ci sono e ce li nascondono!”)
- Il coronavirus è stato creato da Macron e Trump per far dispetto a Di Maio, e probabilmente il vaccino in Israele è già pronto da tempo perché loro hanno la miglior intelligence del mondo, che ha capito questa dietrologia (questo riassumendo, e in un italiano migliore del testo originale)
- “Il coronavirus è stato creato in laboratorio dagli Stati Uniti per colpire la Cina”
E per finire, due bufale evergreen, che non hanno nulla a che vedere col coronavirus:
- La “nuova” regola di Facebook sulla privacy (che gira da anni)
- Un’altra bufala a tema privacy, che gira su WhatsApp:
“Da domani, nuove regole di comunicazione: Tutte le conversazioni verranno registrate. Vengono registrati tutti i registri delle chiamate telefoniche. Tutti i messaggi e le chiamate di WhatsApp vengono registrati. Monitoraggio di Twitter. Monitoraggio di Facebook.” E via dicendo.
Per dare a vedere che la catena è molto seria, segue questo link: https://www.agi.it/politica/news/2020-02-28/intercettazioni-legge-novita-7247955/
Se qualcuno si premurasse di aprirlo prima di inoltrarlo, potrebbe leggere:
“Caro lettore, se sei arrivato fin qui seguendo un messaggio allarmistico, devi sapere che questo articolo non ha alcun collegamento con quanto hai letto poco prima. Questo è un servizio di cronaca politica del 28 febbraio scorso che riporta correttamente quanto deciso dal Parlamento italiano in materia di intercettazioni. Questo articolo è vero, quello che hai letto prima è falso.“
Mi raccomando, se vi arrivano questi o simili contenuti, non li fate girare. In questo periodo mediamente la gente passa più tempo sui social, e prova più del solito emozioni come paura, ansia, impotenza, rabbia, che sono terreno fertile per queste fake news. Le fake news a loro volta aumentano proprio ansia, senso di insicurezza e tutte le emozioni negative di cui sopra. Se ricevete questi messaggi, interrompete questo circolo vizioso compiendo queste semplici azioni: cercate le parole chiave su Google – cosa che vi tranquillizzerà immediatamente – e poi inviate ai vostri amici il link all’articolo di fact checking, con calma, senza inveire, ma spiegando serenamente cosa avete trovato online.
Se volete escludere alcuni contenuti a priori, Butac ha creato da tempo (e continuamente aggiorna) una “Black List”, elenco di siti di disinformazione, pseudogiornalismo, complottismo, pseudoscienza e pseudomedicina: se un contenuto viene da lì, non va condiviso.
Mi raccomando, non perdiamo la lucidità.
(Image by Wokandapix from Pixabay)