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Bullismo: sappiamo veramente cos’è?

Quando si inizia a parlare a livello di mass media di un qualsiasi fenomeno fino a quel momento sottovalutato, spesso accade che qualcuno inizi a dire che “si esagera”, che certe cose “ci sono sempre state” e “siamo tutti sopravvissuti”.

Questo accade anche per il bullismo. Perché? Non saprei dare una risposta definitiva. Desiderio di difendersi dalle brutte notizie di cronaca? Dalla consapevolezza che al mondo esiste anche il male, oltre al bene? Che l’essere umano, e anche il bambino, è capace di fare intenzionalmente del male al prossimo?

Quel che è certo è che il bullismo non riguarda innocenti dispetti tra bambini. I bambini hanno sempre litigato, è vero, e anche fatto a botte, ma quello non è bullismo. Finché un ragazzino insulta un compagno, e questo risponde per le rime, possiamo stare sereni: forse non sono educati, ma non sono vittime né bulli.

Il bullismo ha caratteristiche precise:

  • C’è un soggetto “forte” (il bullo) che assume atteggiamenti di intimidazione, sopraffazione, oppressione fisica o psicologica nei confronti di un soggetto percepito come “debole” (la vittima).
  • Questi atteggiamenti sono intenzionali
  • e ripetuti nel tempo.

Il bullismo ha varie forme:

  • Fisica, dal leggero spintone fino alla violenza fisica e alla molestia sessuale.
  • Verbale, come l’insulto diretto, il chiamare la persona con nomignoli che ne sottolineano un difetto, fino alla minaccia.
  • Indiretta, una forma più raffinata e subdola, in quanto non si insulta direttamente la vittima ma si mettono in circolazione informazioni private, o addirittura vere e proprie calunnie sul suo conto. Questa forma è più difficile da scoprire e punire da parte degli adulti, ed è maggiormente adottata dalle ragazze.

Chi è il bullo?

Il bullo è un ragazzino o una ragazzina che ha difficoltà a comprendere le emozioni, a tollerare la frustrazione e a gestire la rabbia.

È importante considerare che il comportamento dei bulli spesso è il risultato di una difficoltà nella famiglia d’origine. Spesso questi ragazzini assistono sin dalla prima infanzia a scene di violenza domestica, hanno genitori maltrattanti, oppure vengono da famiglie formalmente “perfette” ma che ignorano completamente i reali bisogni emotivi dei figli.

In realtà, quindi, attraverso il suo comportamento il bullo manifesta debolezza e disagio, esprime indirettamente una richiesta di aiuto (benché certamente non adeguata e non efficace).

Chi è la vittima?

Le vittime sono generalmente ragazzini e ragazzine tranquilli, sensibili, spesso con una scarsa autostima, magari con un’insicurezza riguardo al proprio corpo, con difficoltà a integrarsi nei gruppi.

Essere vittima di bullismo può essere considerato un evento traumatico (ci troviamo infatti di fronte a una minaccia fisica e psicologica alla persona), e come tale mina la costruzione dell’identità e dell’autostima.

Le vittime possono manifestare il proprio malessere in diversi modi. Alcuni ragazzi cercheranno di evitare di andare a scuola, magari con la comparsa di sintomi come mal di stomaco, mal di testa, ansia. Possono verificarsi problemi di concentrazione e quindi un calo del rendimento scolastico.

Inoltre, sia in adolescenza che in età adulta, le vittime hanno un maggior rischio di sviluppare disturbi psicologici come la depressione, come dimostrano vari studi (Qui, se siete interessati, ne trovate uno del 2015 condotto nel Regno Unito).

Cos’è il cyberbullismo?

Attraverso internet, che accelera e amplifica ogni tipo di comunicazione, anche il fenomeno del bullismo, purtroppo, sta conoscendo un’impennata.

Il bullismo verbale ha qui una cassa di risonanza molto ampia, le voci si diffondono molto più velocemente.

Inoltre il bullo, non vedendo la vittima, perde più facilmente le proprie remore ad offendere direttamente (per esempio attraverso commenti offensivi su Instagram e Facebook), e trova enorme facilità nel farlo indirettamente (per esempio facendo girare voci su gruppi WhatsApp da cui la vittima è esclusa).

Col cyberbullismo, la vittima è costantemente sotto pressione, mentre una volta, anche solo 20 anni fa, generalmente c’erano ambienti e momenti della giornata in cui le vittime potevano stare tranquille.

Cosa può fare lo psicologo?

Lo psicologo può avere un ruolo fondamentale: nella prevenzione e nel trattamento.

A livello preventivo è necessario lavorare nelle scuole, con i bambini a partire dai 7-8 anni, perché questa è l’età in cui il fenomeno generalmente ha inizio. In questo modo le vittime possono essere informate sulle modalità per denunciare, i bulli possono iniziare a capirsi e sentirsi capiti, e gli altri ragazzini possono iniziare a difendere attivamente la vittima, anziché giocare il ruolo di spettatori passivi o di gregari del bullo.

È imprescindibile però anche il lavoro con insegnanti e genitori, perché spesso la vittima non si sente in grado di denunciare, e non percepisce gli adulti come disponibili ad ascoltarlo.

Nel trattamento, a livello di psicoterapia, è possibile fare molto, sia con le vittime, sia con i bulli. Come abbiamo visto, per le vittime questo è un vero e proprio trauma, che indebolisce ulteriormente la loro già bassa autostima, mentre per il bullo, questo comportamento è segnale di un problema a regolare le emozioni e ciò, se non si spezza il cerchio, li potrebbe portare a diventare a loro volta adulti maltrattanti.

 

(Image by Anemone123 from Pixabay)

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Quattro chiacchiere con lo psicologo all’Evergreen Fest

Per il secondo anno, l’Associazione Tedacà organizza l’Evergreen Fest al Parco della Tesoriera. Un’occasione per vivere la città, veder crescere il proprio senso di comunità e… perché no? Godersi il parco, il fresco e divertirsi!

Laboratori per bambini e adulti, corsi di ballo, incontri con le associazioni del territorio, uno spettacolo diverso ogni sera… e da quest’anno una grande novità! L’angolo “Quattro chiacchiere con lo psicologo”!

Questo il calendario degli incontri, due dei quali saranno tenuti da me:

Domenica 18 giugno Dr. Anna Laura Sforza La genitorialità
Giovedì 22 giugno Dr. Federica Festa Bullismo e cyberbullismo
Mercoledì 28 giugno Dr. Paolo Fiore L’uso delle nuove tecnologie
Giovedì 6 luglio Dr. Federica Festa Psicologia e omosessualità
Giovedì 13 luglio Dr. Elisa Mancini L’adolescenza
Giovedì 20 luglio Dr. Marco Formichella La residenzialità psichiatrica

Tutti gli incontri iniziano alle 20.30.

Temete di dimenticarvelo? Non preoccupatevi, ve lo ricorderò, seguitemi su Facebook.

E per il programma completo dell’Evergreen Fest 2017, date un’occhiata qui: yoga, pilates, inglese per bimbi, pizzica, tango, lindy hop, presentazioni di libri, proiezioni di cortometraggi, teatro circense, concerti pop, rock e revival… tutto completamente gratuito!

“Inside Out”: la psicologa consiglia!

Finalmente lo scorso weekend sono riuscita ad andare a vedere Inside Out.

L’ultima fatica Disney Pixar è veramente un piccolo gioiellino, che risponde con fantasia e creatività, ma anche con rigore scientifico, a tante domande…

A cosa serve la Paura?
Come si comunica quando si è arrabbiati?
I nostri ricordi possono cambiare nel tempo? Soprattutto, può cambiare la loro tonalità emotiva?
Come si forma la personalità?
Cosa ci succede durante un cambiamento di vita importante, come quello della protagonista, costretta a trasferirsi dal Minnesota alla California per il lavoro del papà?
Che conseguenze si possono avere quando si chiede a una bambina di sorridere per non impensierire il papà?
E soprattutto… a cosa serve la Tristezza?

Veramente illuminante, non solo per i bambini, ma anche per tanti adulti, che, molto più dei piccoli, sono purtroppo abituati a mettere la sordina ad alcune emozioni, quelle socialmente meno accettabili, come Rabbia e Tristezza.

Commovente e anche molto divertente!

Il film si conclude quando la protagonista ha 12 anni, e all’interno del quartier generale del suo cervello si ignora il significato dell’allarme “pubertà”, presente sulla console ma mai scattato… se ci sarà un sequel potete scommettere che sarà altrettanto spettacolare!