Archivi tag: ansia

#RestiamoACasa | Episodio 10 | Non condividiamo bufale

Lo so, non è l’articolo che vi aspettavate. Io stessa avevo iniziato questa rubrica con l’obiettivo di aiutarvi a organizzare al meglio il vostro tempo, sfruttandolo per sperimentare nuove attività piacevoli e utili.  

Nelle ultime due settimane però sono stata letteralmente inondata via WhatsApp e Facebook di messaggi contenenti bufale allarmistiche e complottistiche, per lo più a tema coronavirus, e quindi ho deciso di scrivere qualcosa a riguardo. Il fenomeno delle fake news, infatti, non è un qualcosa di distante dal nostro benessere psicologico, e più avanti vi spiegherò il perché.

Ogni volta che ricevevo uno di questi messaggi, ricercavo le parole chiave su Google e immediatamente trovavo un articolo di Butac o di Bufale.net che aveva già provveduto a sbufalare la “news”. Lo inoltravo quindi a chi mi aveva mandato la bufala, e scrivevo anche un post in merito su Facebook.

Perché non lasciavo semplicemente perdere e cancellavo il messaggio? Perché condividere fake news è una pratica pericolosa, per varie ragioni:

  • Genera allarme, in un periodo in cui nessuno ha bisogno di ansia aggiuntiva.
  • Spesso queste fake news lasciano a intendere che qualcuno (Scienziati? Governi?) sappia cose che non ci vuole dire. Questo genera sfiducia nella scienza e nelle istituzioni.
  • Disinforma, e contribuisce a minare lo spirito critico proprio e altrui.
  • Su Facebook, più volte condividete un contenuto, più gli algoritmi del social tenderanno a ripresentarlo ad altre persone.

Ecco alcuni dei contenuti che mi sono arrivati in questi giorni – i link ovviamente non sono alla fake news ma al sito dove trovate i fact checking:

E per finire, due bufale evergreen, che non hanno nulla a che vedere col coronavirus:

  • La “nuova” regola di Facebook sulla privacy (che gira da anni)
  • Un’altra bufala a tema privacy, che gira su WhatsApp:
    Da domani, nuove regole di comunicazione: Tutte le conversazioni verranno registrate. Vengono registrati tutti i registri delle chiamate telefoniche. Tutti i messaggi e le chiamate di WhatsApp vengono registrati. Monitoraggio di Twitter. Monitoraggio di Facebook.” E via dicendo.
    Per dare a vedere che la catena è molto seria, segue questo link: https://www.agi.it/politica/news/2020-02-28/intercettazioni-legge-novita-7247955/
    Se qualcuno si premurasse di aprirlo prima di inoltrarlo, potrebbe leggere:
    Caro lettore, se sei arrivato fin qui seguendo un messaggio allarmistico, devi sapere che questo articolo non ha alcun collegamento con quanto hai letto poco prima. Questo è un servizio di cronaca politica del 28 febbraio scorso che riporta correttamente quanto deciso dal Parlamento italiano in materia di intercettazioni. Questo articolo è vero, quello che hai letto prima è falso.

Mi raccomando, se vi arrivano questi o simili contenuti, non li fate girare. In questo periodo mediamente la gente passa più tempo sui social, e prova più del solito emozioni come paura, ansia, impotenza, rabbia, che sono terreno fertile per queste fake news. Le fake news a loro volta aumentano proprio ansia, senso di insicurezza e tutte le emozioni negative di cui sopra. Se ricevete questi messaggi, interrompete questo circolo vizioso compiendo queste semplici azioni: cercate le parole chiave su Google – cosa che vi tranquillizzerà immediatamente – e poi inviate ai vostri amici il link all’articolo  di fact checking, con calma, senza inveire, ma spiegando serenamente cosa avete trovato online.

Se volete escludere alcuni contenuti a priori, Butac ha creato da tempo (e continuamente aggiorna) una “Black List”, elenco di siti di disinformazione, pseudogiornalismo, complottismo, pseudoscienza e pseudomedicina: se un contenuto viene da lì, non va condiviso.

Mi raccomando, non perdiamo la lucidità.

 

(Image by Wokandapix from Pixabay)

 

Pubblicità

#RestiamoACasa | Episodio 1 | L’importanza di organizzare il proprio tempo

È un po’ che non scrivo. Come quella di tutti, anche la mia vita ha subito un drastico cambiamento, e ho dovuto velocemente riorganizzarmi.

Lunedì prossimo sarebbe dovuta iniziare la Settimana del Cervello, io avevo previsto tanti eventi nelle scuole e uno anche presso il mio studio. Coordinandoci con gli organizzatori, l’abbiamo spostata a fine maggio, nella speranza che per allora si possano tranquillamente proporre eventi di questo tipo. Come si suol dire, si naviga a vista.

La mia attività di didattica all’Università è momentaneamente sospesa: io conduco laboratori sulle competenze relazionali per le professioni d’aiuto. Sono attività molto pratiche, difficili da fare in teledidattica. Stiamo cercando di coordinarci con i colleghi, nell’impossibilità di riunirci di persona.

E infine anche nel mio studio privato ho dovuto prendere una serie di decisioni: inizialmente mi sono attrezzata per continuare a svolgere la mia professione nel rigoroso rispetto delle misure igienico-preventive del Ministero della Salute, e contemporaneamente ho potenziato il servizio di consulenza a distanza mediante videochiamata. La situazione come saprete evolve molto rapidamente, e così oggi ho deciso di chiudere temporaneamente: i colloqui in presenza sono sospesi fino a data da destinarsi, mentre è sempre attivo il servizio di consulenza a distanza mediante videochiamata.

In questo clima di costante incertezza, nel quale sono immerse tutte le persone con cui sto parlando, mantenere una certa regolarità nelle proprie giornate è molto importante. Stare a “marcire” sul divano inizialmente può sembrare allettante, ma sul lungo periodo va assolutamente evitato.

Restare il più possibile a casa, dal punto di vista sanitario, è certamente e senza alcun dubbio la cosa migliore da fare, ma i rischi di questa situazione, dal punto di vista psicologico, ci sono.

Fondamentalmente si possono raggruppare in 3 categorie:

  • Ansia. I notiziari non fanno che parlare del coronavirus. Tenersi informati è importante, ma bisogna evitare di preoccuparsi più del dovuto, limitando il tempo passato a ricercare informazioni. Il rischio è quello di alimentare a dismisura l’ansia, e ciò, in una persona che già ne soffre, può portare anche a forti attacchi di panico. Inoltre, si rischia di finire preda di fake news, che girano in questo periodo soprattutto sotto forma di allarmanti catene WhatsApp.
  • Depressione. Stare in casa senza stimoli intristisce tutti, immaginate chi soffre o ha sofferto in passato di una vera e propria patologia depressiva. Questo è vero soprattutto per chi vive da solo. Basti pensare che la parola isolamento ci richiama immediatamente il carcere.
  • Peggioramento di dinamiche familiari disfunzionali. In Cina, dopo la fine della quarantena, c’è stato un boom di divorzi. La notizia circolava a volte accompagnata da battute, come se fosse una barzelletta, ma ci dovrebbe far riflettere. Quando in famiglia le cose non vanno, la convivenza forzata si può trasformare in una bomba a orologeria. Pensiamo anche a situazioni in cui c’è una persona non autosufficiente, e il caregiver non può staccare mai, o un bambino iperattivo, e la famiglia ha serie difficoltà a gestirlo.

Per questo ho pensato di condividere con voi una piccola riflessione ogni giorno, uno spunto per gestire al meglio le vostre giornate. So che ciascuno sta vivendo la situazione a modo proprio: c’è chi andava a scuola e ora si ritrova a seguire le lezioni da casa, chi già faceva smartworking, chi è stato catapultato nel mondo del telelavoro senza che l’azienda fosse realmente preparata, chi si ritrova all’improvviso i figli a casa, chi era (o si è ritrovato) senza lavoro, i liberi professionisti e gli imprenditori.

Cercherò di non dimenticare nessuna categoria, e di dare a ciascuno qualche piccolo strumento per sentirsi nuovamente padrone del proprio tempo.

Pronti? Si parte domani! Nel frattempo, ricordate:

(Photo by Jon Tyson on Unsplash)

Natale & Feste: Istruzioni per l’uso

Anche quest’anno, come ogni anno, mentre noi facciamo il conto alla rovescia per l’inizio delle ferie, pensiamo agli ultimi regali e organizziamo le cene per scambiarci gli auguri con amici e colleghi, i media hanno ricominciato a parlare di “Sindrome Natalizia”.

Vorreste sapere che cos’è e come si combatte? Beh, iniziamo a dire che…

LA SINDROME NATALIZIA NON ESISTE

L’abuso della parola continua, ma ribadiamolo: non stiamo parlando di una patologia, bensì di un insieme di disturbi (ansia, problemi gastrointestinali e psicosomatici) che tendono a presentarsi normalmente nelle occasioni di stress, e spesso le Feste sono proprio un’occasione di stress.

Cerchiamo quindi di vedere le cause di stress più comuni in questo periodo per prepararci ad affrontarle al meglio!

IL TRAFFICO

Nonostante l’avvento dell’e-commerce, che ha eliminato molti lunghi giri nei centri commerciali alla ricerca del dono perfetto, qualcuno deve pur consegnarceli, i pacchi che ordiniamo, e quindi il traffico nelle strade non è certo diminuito, come ho raccontato in un recente post sul Black Friday.

Se ci troviamo congestionati nel traffico, “prenderla con filosofia” è sempre la soluzione. Mettiamoci il cuore in pace: in questo periodo il tempo per i nostri abituali spostamenti aumenterà, e anche quello per trovare parcheggio. Usciamo di casa prima e cerchiamo di non arrabbiarci: la rabbia non cambierebbe certo la situazione del traffico, farebbe solo del male a noi stessi: irritabilità, malumore e tensioni muscolari ci farebbero arrivare in ufficio già stanchi, o al centro commerciale arrabbiati e per nulla predisposti a cercare regali.

I REGALI

La ricerca del dono perfetto rischia di diventare un vero e proprio tormento. I negozi sono sempre affollatissimi, noi abbiamo poco tempo, dobbiamo assolutamente portare a termine un certo numero di acquisti entro la vigilia, fuori fa un freddo polare e nei negozi fa sempre troppo caldo, nei centri commerciali il rumore è insopportabile… Ma… il dono non dovrebbe essere un’occasione di gioia?

Anche se l’e-commerce ha ridimensionato questo scenario apocalittico, vorrei offrirvi un’idea per un regalo diverso dal solito, che sicuramente ci richiederà meno stress e sarà più apprezzato. Regaliamo del tempo da trascorrere con noi. È un qualcosa che va ancora oltre il regalare un’esperienza – concerto, cena o viaggio che sia. Si tratta di prendersi il tempo per vivere quell’esperienza insieme. In un’epoca in cui tutti abbiamo troppo di tutto, prenderci del tempo per fermarci e passare una serata insieme a un amico, facendo qualcosa che magari normalmente non ci permetteremmo, nel senso che ci sembrerebbe un lusso passare quel tempo a non lavorare né in ufficio né in casa, può essere un atto rivoluzionario. Un dono per l’altro e anche per noi.

C’è anche un’altra ragione, però, che può trasformare il rito dei regali in uno stress. Vogliamo veramente farli o ci sentiamo obbligati? È essenziale cercare di capire chi veramente ci sta a cuore e che tipo di dono vogliamo fare, senza sentirci costretti a dimostrare nulla, senza temere il giudizio altrui. Difficile? Migliorare questo lato di noi può essere il nostro buon proposito per l’anno nuovo! Iniziamo a inserirlo nella nostra to-be list

LE RIMPATRIATE IN FAMIGLIA

Il Natale è spesso sinonimo di grandi tavolate che riuniscono più generazioni. Alcuni adorano questa situazione, mentre altri non la sopportano: visite obbligate, sorrisi di circostanza, generosità forzata.

Quindi, che fare? Innanzitutto ricordare che la famiglia perfetta non esiste: i momenti di tensione, quando si passa tanto tempo insieme, sono normali. Possono riaffiorare invidie, gelosie, ricordi legati al passato. E difficilmente le dinamiche familiari che causano queste tensioni si possono modificare proprio durante le festività. Quindi, anche qui, non resta che “prenderla con filosofia”. Certo, non dobbiamo abbassare la testa e mandar giù ogni scorrettezza e ogni battutina fuori luogo, ma è giusto che ci sentiamo in diritto di far notare con garbo e tranquillità cosa non ci va. Certo, la capacità di discutere in maniera costruttiva e assertiva è una dote che va coltivata: anche questo potrebbe essere un buon proposito per l’anno nuovo!

Un consiglio per gli addetti ai fornelli: se ospitate tutti i parenti a casa vostra, evitate di strafare. È chiaro che vogliate fare bella figura, ma non rovinatevi la festa per questo. Piuttosto, dedicate i giorni precedenti all'”invasione” a studiare il menù: piatti semplici che possono essere facilmente riscaldati senza perdere sapore, oppure i classici “lo metto in forno e me lo dimentico”. Altrimenti rischierete di organizzare una serata impeccabile, che però non vi godrete affatto.

PRANZI, CENE, MERENDE, APERITIVI…

Sono uno stress? Per alcuni sì. Sicuramente, lo sono per il nostro corpo. Un detto recita “non si ingrassa tra Natale e Capodanno, ma tra Capodanno e Natale”: vale a dire che non è una settimana di stravizi a rovinare la nostra linea, bensì il comportamento alimentare abituale che abbiamo nel corso di tutto l’anno. Ciò è senza dubbio vero, ma bisogna comunque prestare attenzione a non esagerare.

Inoltre, nei momenti di nervosismo c’è chi tende a buttarsi sul cibo. Cercate di osservare il vostro comportamento e di capire se avete  veramente fame o se, per esempio, vi siete attaccati al buffet per sfuggire al clima che si sta creando in casa. In questo caso, provate a trovate una soluzione alternativa. Per esempio, potreste proporre un gioco di società che stemperi le tensioni.

Infine ricordate: se decidete di concedervi qualche “peccato di gola”, “peccate con gioia”! Non c’è nulla di peggio che provare un senso di colpa per quanto si è mangiato.

L’ALLEGRIA OBBLIGATA 

Il Natale arriva per tutti, anche per chi è triste: talvolta capita di esserlo, ed è assolutamente normale, anche se il nostro modello culturale ci vuole sempre in forma, curati, dinamici, ottimisti, e quasi esclude la possibilità di provare tristezza, soprattutto a Natale. In un periodo dell’anno in cui si vede tanta gioia per le strade, chi è triste può sentirsi ancora più diverso, più isolato. Immaginate cosa possa voler dire per chi soffre di depressione.

Se siete in questa situazione, coglietela come un’opportunità di riflessione: chi vi garantisce che tutta la gioia che vedete in giro sia autentica? Magari chi corre freneticamente da un negozio all’altro, chi passa giornate intere a cucinare, o è sballottato tra un pranzo coi colleghi e uno coi parenti, in realtà si sente a sua volta stressato, triste, e magari solo, “condannato” ad apparire felice. Per sentirsi soli infatti non è necessario esserlo realmente. Si può essere circondati da persone senza tuttavia sentirsi compresi, accettati, capiti.

Potreste parlare di questo malessere con una persona di fiducia, e chiederle di trascorrere con voi un Natale diverso dal solito, senza la gabbia delle convenzioni sociali: per esempio, perché non mangiare un panino in un fast-food e poi andare al cinema, se è questo che vi fa piacere?

Sperando di avervi dato qualche spunto utile, vi ricordo, come sempre, che se avete idee e commenti potete lasciarmeli qui o sulla mia pagina Facebook.

Dopo questo articolo mi prenderò qualche settimana di pausa, il blog tornerà attivo a gennaio. Intanto auguro a tutti, di tutto cuore, serene festività! A presto!

(Photo via Daily Mail)

Mobbing: quando il bullismo continua tra adulti

Uno dei miei ultimi post riguardava il bullismo. Su Facebook ho ricevuto un’osservazione molto interessante, sul fatto che il bullismo non esiste solo tra i ragazzi, ma anche tra adulti, soprattutto sul luogo di lavoro.

È assolutamente vero: in questo secondo caso si parla di “mobbing”, ma l’essenza è la stessa, tanto che nei paesi anglosassoni viene chiamato anche workplace bullying (bullismo sul lavoro).

Il mobbing riguarda tutti quei comportamenti messi in atto sul luogo di lavoro allo scopo di emarginare e allontanare un lavoratore. Demansionamento (sempre apparentemente giustificato con esigenze aziendali), negazione di permessi dovuti per contratto, invio di frequenti visite fiscali in caso di malattia, comportamento ostile (vengono tolti strumenti utili al lavoro, come l’accesso a un server, una password, o anche sottratti oggetti di poco conto, come penne ed evidenziatori dalla scrivania). Proprio come per il bullismo, è possibile anche un mobbing indiretto, attuato con la diffusione di maldicenze e calunnie, sia in ambito lavorativo che personale. Non è infrequente nemmeno la molestia sessuale, sia verbale che fisica.

Come nel caso del bullismo, questi comportamenti per essere definiti mobbing devono essere sistematici, ripetuti nel tempo, e sempre rivolti verso una vittima.

Ci sono tre forme principali di mobbing:

  • Il mobbing verticale (o bossing) consiste negli abusi e nelle vessazioni perpetrati ai danni di uno o più dipendenti da parte di un superiore, spesso con lo scopo di indurre la vittima ad abbandonare il lavoro, senza dover ricorrere al licenziamento.
  • Il mobbing orizzontale, che è messo in atto da uno o più colleghi nei confronti di un altro, è finalizzato a rovinare la reputazione di una persona mettendo in crisi la sua posizione lavorativa, oppure a farla sentire così stremata che abbandonerà spontaneamente il posto.
  • Il mobbing dal basso (low mobbing), molto meno diffuso, consiste in una serie di azioni che mirano a screditare le figure di spicco aziendali, per motivi talvolta futili, come l’invidia per la posizione raggiunta, oppure in momenti di crisi dell’azienda, quando il capo è considerato “il colpevole”.

Le conseguenze psicologiche

La patologia più frequentemente associata al mobbing è il disturbo dell’adattamento, che si accompagna a una variegata sintomatologia ansioso-depressiva.

Può configurarsi anche un disturbo post traumatico da stress, che può associarsi ad ansia, attacchi di panico, depressione, perdita d’autostima, isolamento sociale, ma anche a sintomi fisici come insonnia, cefalea, gastrite e dermatite.

La denuncia

Denunciare questi comportamenti è difficile, perché servono delle prove che chi mobbizza, proprio come i bulli, fa ben attenzione a non lasciare.

Sono necessarie anche testimonianze, che spesso i colleghi non vogliono rilasciare, o perché a loro volta impauriti (nel caso del bossing), o perché sono proprio loro nella posizione di colpevoli o complici (nel caso del mobbing orizzontale).

Per quanto concerne la documentazione medica, infine, sono importantissime le certificazioni sanitarie, i referti degli esami clinici effettuati, nonché la perizia redatta da uno specialista (psichiatra o psicologo) con indicazione dell’incidenza della patologia sulla capacità psico-fisica del lavoratore (il cosiddetto “danno biologico”).

Documentandomi online, ho trovato un’interessante raccolta di sentenze riguardo al mobbing, utile a tutti coloro che stanno valutando se rivolgersi a un avvocato.

Il tema è delicato, e sono necessari sia periti psicologi esperti nel danno da mobbing, sia avvocati con esperienza in questo tipo di cause, e spesso non si sa a chi rivolgersi.

A Torino, opera da più di 15 anni l’Associazione Risorsa onlus, composta da volontari impegnati ad aiutare chi vive il disagio nel mondo del lavoro e a contrastare gli effetti del mobbing sull’individuo e sulla collettività. Se volete un appuntamento con lo Sportello di ascolto e orientamento, potete telefonare allo 011.5817810.

(Image by Ohmydearlife on Pixabay)

Pillole di Mindfulness: corso a Torino

Vi ho parlato spesso di mindfulness e argomenti correlati. Il primo post risale al 2011, agli albori di questo blog. Nel frattempo il termine è diventato arcinoto, a rischio di essere anche banalizzato.

In estrema sintesi, la parola “mindfulness” significa “piena consapevolezza”, e si rifà a una qualità dell’attenzione (presente e non giudicante) che al giorno d’oggi, con la vita frenetica che conduciamo, generalmente  manca un po’ a tutti noi. 

Per questo, io e il collega Davide Novarese abbiamo pensato ad un corso che fosse abbastanza breve da essere fruibile, ma non così tanto da essere superficiale. L’abbiamo intitolato “Pillole di Mindfulness”.

Con questo corso vi vogliamo offrire uno spazio e un tempo per allenare l’attenzione a stare nel momento presente, accettando ciò che c’è senza giudicare, e tante piccole strategie da mettere in pratica nella vita quotidiana, per avere un benessere tangibile da subito.

Per esempio, imparando a sentire il vostro corpo, a rilassare la vostra mente, a godervi il momento presente, a mangiare più consapevolmente. In altre parole, a prendervi cura di voi stessi.

Il corso si terrà presso il mio studio in via Filadelfia 117 a Torino, e si svolgerà in 4 martedì consecutivi: 14 – 21 – 28 gennaio e 4 febbraio 2020, con orario 20.00-22.00.

Il costo, comprensivo di materiale da utilizzare a casa, è di 160.00 €.

Per informazioni e iscrizioni, potete contattarci a uno dei seguenti recapiti:

Dr.ssa Federica Festa
Psicologa Psicoterapeuta
340.5964951
ilblogdellapsicologa@gmail.com

Dr. Davide Novarese
Psicologo
334.1551207
novarese.d@gmail.com

Vi aspettiamo!

Back to School: kit d’emergenza per studenti e genitori.

Per tutti gli studenti italiani (ad eccezione di quelli di Bolzano, che sono rientrati già il 5 settembre) è iniziato il conto alla rovescia. Tra pochissimo ricomincia la scuola!

Tesi? Contenti? Preparati? Preoccupati? Carichi? Svogliati? Vi do una bella notizia: potete essere tutte queste cose insieme! Non c’è un modo solo né un modo “giusto” di sentirsi.

E voi genitori, siete in fibrillazione come i vostri figli?

Certamente, dopo mesi di stop, la fatica si farà sentire. Ecco quindi qualche consiglio per vivere il rientro al meglio, per ragazzi e genitori.

Iniziamo con gli studenti

  • È importante prepararsi per affrontare con le giuste energie il rientro alla routine quotidiana. Lo so, dopo le vacanze è difficile, ma se riuscite, cercate di andare a letto un po’ prima e di svegliarvi all’incirca all’ora in cui punterete la sveglia quando inizieranno le lezioni. Cercate di mangiare sano, approfittando degli ultimi giorni a casa. Magari riuscirete a mantenere l’abitudine anche a lezioni iniziate, rinunciando a panini e pizzette che spesso stufano e appesantiscono, rendendo pesante la ripresa delle lezioni nel pomeriggio. Ovviamente lo dico da psicologa e non da nutrizionista: è bene che ciascuno si informi su quale sia la propria alimentazione ideale. Quello che è certo, dal punto di vista psicologico, è che una corretta alimentazione, oltre a dare più energie (perché evitiamo cibi pesanti, o che mal tolleriamo), migliora anche il nostro umore, e inserirla nella routine della giornata ci aiuta anche ad assumere tutto un insieme di abitudini positive.
  • Avete ancora compiti da fare? Forse non è il momento ideale per darvi consigli, siamo proprio agli sgoccioli. Arrivo tardi anche io, mea culpa. Magari più in là scriverò un articolo su come organizzarsi per tempo ed evitare di avere ansie dell’ultimo minuto. Quello che vi posso dire ora è: dateci sotto! E se alcune cose proprio non siete riusciti a farle, magari perché troppo difficili, è inutile ostinarsi adesso. Un buon professore dovrebbe preferire uno studente che ammette di non aver capito e chiede spiegazioni ad uno che copia tutto all’ultimo. Però, siate onesti con voi stessi: veramente non ce la facevate o c’era anche un po’ di pigrizia a rallentarvi? In questo caso la questione è diversa, ma come promesso, arriverà un articolo anche su questo!
  • Siete contenti di rivedere i compagni? Se la risposta è sì, questo sarà un grosso incentivo a riprendere con energia e motivazione. Se la risposta è no, chiaramente sarà meno facile. Però anche a questo c’è soluzione: purtroppo non sempre la scuola è il luogo in cui coltiviamo le amicizie più profonde. Sarebbe bello, perché ci passiamo molte ore della giornata… ma se così non fosse, questo può essere un grosso stimolo a guardarvi intorno. Dove potete trovare persone che condividano le vostre passioni? In un corso di teatro, in una squadra sportiva, in un’associazione di volontariato? Ovunque pensiate di poter fare nuove amicizie, buttatevi!
  • Se siete stati invece vittima di bullismo, la questione è sicuramente più complessa. Anche su questo arriverà un articolo a breve. In questa sede mi limito a dirvi poche cose, ma che ritengo fondamentali. È importante che crediate in voi stessi. Il bullo sceglie la sua vittima laddove sa di avere gioco facile. Sceglie persone insicure, che difficilmente si ribelleranno, perché la realtà è che nemmeno lui (o lei) saprebbe gestire una persona che gli tenesse testa. Tanto più voi vi vorrete bene e avrete fiducia in voi stessi, tanto meno le parole del bullo vi toccheranno. Se riuscite, parlatene con un adulto: un genitore, un prof di cui vi fidate, lo psicologo dello sportello, se c’è. E se non avete avuto il coraggio di parlarne prima, non dovete assolutamente sentirvi in colpa.

Ed ora, i genitori. Carissimi, lo so che avete “sbirciato” anche i consigli per i ragazzi, e avete fatto bene: il primo consiglio infatti è…

  • Mettersi nei panni dei ragazzi. A noi adulti la scuola può sembrare così “facile”, rispetto al mondo del lavoro… ma siamo proprio sicuri di ricordarcela bene? Cerchiamo di ricordare quanto pesante è stata per noi e anche di vedere le differenze con ciò che stanno vivendo i nostri figli: la società cambia in continuazione, e così la scuola. I nostri figli vivono sicuramente sfide diverse dalle nostre, siamo curiosi di scoprirle e accompagnarli.
  • Cerchiamo di destare la medesima curiosità nei ragazzi: parliamo dell’istruzione in positivo, come un’occasione per apprendere, per crescere, formarsi, conoscere persone e fare amicizie. Questo è importante soprattutto coi bambini che entrano per la prima volta alle elementari e nelle transizioni tra un ciclo scolastico e l’altro.
  • Osserviamo e ascoltiamo i nostri figli: dimostrano un’ansia eccessiva per i compiti, i test, le scadenze? Per loro la scuola è un vero e proprio lavoro, quindi è importante che la prendano seriamente e che noi non passiamo il messaggio che “tanto è solo un compito delle vacanze di terza elementare”, svalutando così la funzione dei compiti e il ruolo degli insegnanti. Però è anche molto importante che i ragazzi imparino a vivere con filosofia i brutti voti, come un rimando sul fatto che devono studiare di più, ma non che non valgono come persone.
  • Sempre in tema “osservazione e ascolto” spendo due parole anche qui sul bullismo. È vero che in adolescenza e preadolescenza (tappe evolutive che al giorno d’oggi sono sempre più precoci) i genitori faticano a capire i figli, e in una certa misura, magari anche in buona fede, vogliono lasciar loro i loro spazi. Se un ragazzo si dimostra però di colpo chiuso e cupo, o cerca scuse per evitare di andare a scuola, quando prima aveva un atteggiamento molto diverso, è possibile che a scuola viva una situazione spiacevole. Parlare, e porsi in una condizione di sincero ascolto, può davvero fare la differenza.
  • Ovviamente, se i vostri ragazzi sono alle elementari o alle medie, tutto ciò che ho detto sopra sul riprendere una corretta routine di vita, in questo caso è demandato a voi. L’organismo del bambino deve tornare alla regolarità dopo mesi segnati da stravizi a tavola, giornate intere dedicate al gioco e sveglie tardi. Per raggiungere questo obiettivo è importante anche andare a letto prima la sera, soprattutto mettendo da parte tablet, cellulari e videogiochi. (Su quest’ultimo aspetto scriverò un articolo a breve).

L’articolo vi è interessato? Ho dimenticato qualche aspetto importante? Avete altri suggerimenti da aggiungere? Aspetto come sempre i vostri commenti!

 

(Photo by Element5 Digital on Unsplash)

 

I disturbi d’ansia: un’intervista a Radio Veronica One

Ieri sera, o meglio, ieri notte, su Live Social di Radio Veronica One andava in onda una mia intervista sui disturbi d’ansia. Abbiamo parlato di emozioni, attacchi di panico, psicoterapia e prevenzione.
Per tutti i non-nottambuli, a questo link trovate un estratto della videointervista.

Buon ascolto e buona visione!

 

I regali del 2015 a psicologia e neuroscienze

L’anno appena passato è stato ricco di scoperte in materia di neuroscienze. Carolyn Gregoire sull’Huffington Post, ripresa e tradotta da Simone Valesini su Wired Italia, pubblicano un’interessante rassegna delle 8 principali scoperte effettuate da neuroscienziati e psicologi nel 2015.

  1. Cosa succede al nostro cervello con un uso eccessivo dello smartphone?
  2. Le droghe psichedeliche (LSD, MDMA) possono avere indicazioni terapeutiche sotto il controllo medico?
  3. Lo smog fa sicuramente male alla nostra pelle, e ai nostri polmoni. Ma che dire del nostro cervello?
  4. Lo sapevate che c’è un sistema linfatico nel cervello?
  5. Cancellare selettivamente alcuni ricordi è possibile, o è materia da film di fantascienza?
  6. Passeggiare all’aperto migliora l’umore, riduce l’impulsività, allunga la nostra percezione soggettiva dello scorrere del tempo. Solo buon senso comune o risultato di studi di prevenzione?
  7. In che modo la nostra alimentazione influenza il funzionamento del nostro cervello e quindi la nostra personalità?
  8. Qual è il legame tra quantità e qualità del sonno e intelligenza emotiva?

Tutte le risposte ai link sopra indicati!

Con i miei migliori auguri di un sereno ed emozionante 2016.

 

In Piemonte la Settimana del Benessere Psicologico diventa il Mese del Benessere Psicologico!

Rieccomi con la consueta rubrica riguardante le iniziative gratuite di divulgazione psicologica e consulenza! Anche quest’anno l’Ordine degli Psicologi del Piemonte apre le porte ai cittadini, ma questa volta organizzando il Mese del Benessere Psicologico.

Dal 9 NOVEMBRE al 30 novembre 2013
STUDI APERTI e INCONTRI rivolti al pubblico

Un mese in cui i cittadini del Piemonte hanno l’opportunità di un confronto gratuito con uno Psicologo: sull’intero territorio regionale infatti oltre 1.000 professionisti aprono i propri studi a chiunque desideri avere un consulto, un primo momento di incontro e confronto.
Psicologi competenti in una o più aree della disciplina – dall’individuo alla famiglia, dalla coppia alla genitorialità, dagli adolescenti agli anziani – sono a disposizione di chi desideri ricercare il proprio benessere percorrendo questa preziosa strada interiore.

Il Mese del Benessere Psicologico propone inoltre numerosi eventi aperti al pubblico, organizzati nelle diverse città della Regione, su temi di interesse comune: ansia, disturbi alimentari, angoscia dovuta alla perdita del lavoro e alla precarietà, problemi psicosomatici, sessualità, rapporto con i figli, difficoltà nell’apprendimento, lutto, malattia, esigenze degli anziani, aggressività tra ragazzi e sulle donne.
Un analogo calendario di incontri è stato predisposto specificatamente per le scuole del territorio, coinvolgendo docenti, ragazzi e familiari. 

Ecco l’ELENCO DEGLI PSICOLOGI CHE OFFRONO LA CONSULENZA GRATUITA (suddivisi per CAP):

Torino
provincia Torino
Alessandria e provincia
Asti e provincia
Biella e provincia
Cuneo e provincia
Novara e provincia
Verbania e provincia
Vercelli e provincia

CALENDARIO DEGLI EVENTI:

Eventi rivolti ai cittadini

CALENDARIO DEGLI EVENTI NELLE SCUOLE:

Progetti Scuole

Vi ricordo infine che, come ogni anno, il mio studio aderisce all’iniziativa offrendo un colloquio gratuito a tutti i cittadini interessati. Per appuntamenti: 340.59.64.951.

 

(Image by Gerd Altmann from Pixabay)

Ottobre 2013: Mese del Benessere Psicologico SIPAP

Come sapete, cerco sempre di tenervi aggiornati sulle iniziative di divulgazione psicologica, prevenzione e promozione della salute attive in tutta Italia, soprattutto se gratuite.

Oggi vi segnalo un’interessante iniziativa della SIPAP, Società Italiana Psicologi Area Professionale:  il Mese del Benessere Psicologico.

Si tratta di una campagna di sensibilizzazione e promozione della cultura del benessere, che punta a migliorare la qualità della vita.

Il Mese del Benessere Psicologico è realizzato grazie alla disponibilità di psicologi liberi professionisti che offrono consulenze e seminari gratuiti.

L’iniziativa nasce con molteplici obiettivi :

  • Promuovere il Benessere Psicologico come valore fondante e ideale della qualità di vita di ciascuna persona, come fattore di crescita personale e di mantenimento dell’equilibrio dell’esistenza personale e sociale;
  • Informare sul ruolo dello psicologo e sulle sue funzioni nonché sull’esistenza di centri e studi  sul territorio che erogano servizi clinici e di consulenza;
  • Far conoscere il panorama delle professionalità che ruotano attorno al mondo della psicologia, per sapere, a seconda dei casi, a chi sarebbe più opportuno rivolgersi (psichiatra, neurologo, assistente sociale, ecc).

Quest’anno il Mese del Benessere Psicologico della SIPAP è attivo in sette Regioni: Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, LazioContinua a leggere Ottobre 2013: Mese del Benessere Psicologico SIPAP