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Psicoterapia e detrazione fiscale: ultime novità

Da anni ormai le spese sostenute per la psicoterapia e il supporto psicologico rientrano tra le spese sanitarie e sono, quindi, detraibili al 19% (al netto della franchigia di 129,11 €).

Non occorre una prescrizione del medico di base per sedute di psicoterapia.

Tali spese possono essere portate in detrazione anche se sostenute per familiari fiscalmente a carico. Nel caso dei figli, normalmente la spesa può essere detratta al 50% da un genitore e al 50% dall’altro. Per casi particolari vi invito a rivolgervi al vostro commercialista o CAF.

Negli ultimi tempi ci sono state alcune novità.

Dal 1° gennaio 2020 le spese sanitarie sono detraibili solo se il pagamento è effettuato mediante modalità tracciabile (assegno, bonifico, POS, Satispay).

Dal 1° gennaio 2021 c’è un’ulteriore novità. I sanitari erano tenuti già da alcuni anni a trasmettere le fatture relative a prestazioni cliniche all’Agenzia delle Entrate, tramite Sistema Tessera Sanitaria, ai fini dell’elaborazione del Modello 730 / UNICO precompilato, ma i pazienti avevano facoltà di opporsi per motivi di privacy.

Dal 1° gennaio 2021 (ai sensi del Decreto del M.E.F. 19/10/2020, art. 2, comma 2, sez. c), rimane la facoltà dell’interessato a opporsi, ma cambiano i dettagli pratici: il professionista è obbligato comunque a trasmettere i dati, ma in forma anonima, senza il codice fiscale dell’interessato, la cui privacy rimane quindi tutelata.

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Cashback di Stato anche per i pagamenti di prestazioni sanitarie

A breve partirà il programma Cashback di Stato, a cui possono partecipare tutti i cittadini maggiorenni residenti in Italia.

Saranno validi tutti gli acquisti in negozi, bar e ristoranti, supermercati e grande distribuzione e le spese per artigiani e professionisti, quindi anche per i professionisti sanitari.

Come funzionerà?

·      Dall’8 al 31 dicembre 2020, riceverete un rimborso del 10% se pagherete con carte di credito, di debito e prepagate, bancomat e app di pagamento (nel mio studio ad esempio è possibile usare Satispay). È necessario fare un minimo di 10 transazioni. Il rimborso massimo per singola transazione è di 15 €. Il rimborso massimo per il periodo è 150 €.

·      Dal 1° gennaio 2021, riceverete un rimborso del 10% se pagherete con carte di credito, di debito e prepagate, bancomat e app di pagamento. È necessario fare un minimo di 50 transazioni a semestre. Il rimborso massimo per singola transazione è di 15 €. Il rimborso massimo è di 150 € a semestre, cioè 300 € all’anno

·      Inoltre, con il Super Cashback, in partenza il 1° gennaio 2021, ogni 6 mesi i primi 100.000 cittadini a fare più transazioni avranno un bonus di 1.500 €.

Come partecipare?

Potete registrarvi al Cashback di Stato utilizzando l’app IO o tramite la vostra banca, l’ufficio postale o altri soggetti che emettono carte e app di pagamento.

Qui potete trovare tutte le informazioni ufficiali dal sito Cashless Italia.

Le spese per prestazioni sanitarie, poiché soggette a emissione di fattura, non potranno invece partecipare alla lotteria degli scontrini.

Back to School: kit d’emergenza per studenti e genitori.

Per tutti gli studenti italiani (ad eccezione di quelli di Bolzano, che sono rientrati già il 5 settembre) è iniziato il conto alla rovescia. Tra pochissimo ricomincia la scuola!

Tesi? Contenti? Preparati? Preoccupati? Carichi? Svogliati? Vi do una bella notizia: potete essere tutte queste cose insieme! Non c’è un modo solo né un modo “giusto” di sentirsi.

E voi genitori, siete in fibrillazione come i vostri figli?

Certamente, dopo mesi di stop, la fatica si farà sentire. Ecco quindi qualche consiglio per vivere il rientro al meglio, per ragazzi e genitori.

Iniziamo con gli studenti

  • È importante prepararsi per affrontare con le giuste energie il rientro alla routine quotidiana. Lo so, dopo le vacanze è difficile, ma se riuscite, cercate di andare a letto un po’ prima e di svegliarvi all’incirca all’ora in cui punterete la sveglia quando inizieranno le lezioni. Cercate di mangiare sano, approfittando degli ultimi giorni a casa. Magari riuscirete a mantenere l’abitudine anche a lezioni iniziate, rinunciando a panini e pizzette che spesso stufano e appesantiscono, rendendo pesante la ripresa delle lezioni nel pomeriggio. Ovviamente lo dico da psicologa e non da nutrizionista: è bene che ciascuno si informi su quale sia la propria alimentazione ideale. Quello che è certo, dal punto di vista psicologico, è che una corretta alimentazione, oltre a dare più energie (perché evitiamo cibi pesanti, o che mal tolleriamo), migliora anche il nostro umore, e inserirla nella routine della giornata ci aiuta anche ad assumere tutto un insieme di abitudini positive.
  • Avete ancora compiti da fare? Forse non è il momento ideale per darvi consigli, siamo proprio agli sgoccioli. Arrivo tardi anche io, mea culpa. Magari più in là scriverò un articolo su come organizzarsi per tempo ed evitare di avere ansie dell’ultimo minuto. Quello che vi posso dire ora è: dateci sotto! E se alcune cose proprio non siete riusciti a farle, magari perché troppo difficili, è inutile ostinarsi adesso. Un buon professore dovrebbe preferire uno studente che ammette di non aver capito e chiede spiegazioni ad uno che copia tutto all’ultimo. Però, siate onesti con voi stessi: veramente non ce la facevate o c’era anche un po’ di pigrizia a rallentarvi? In questo caso la questione è diversa, ma come promesso, arriverà un articolo anche su questo!
  • Siete contenti di rivedere i compagni? Se la risposta è sì, questo sarà un grosso incentivo a riprendere con energia e motivazione. Se la risposta è no, chiaramente sarà meno facile. Però anche a questo c’è soluzione: purtroppo non sempre la scuola è il luogo in cui coltiviamo le amicizie più profonde. Sarebbe bello, perché ci passiamo molte ore della giornata… ma se così non fosse, questo può essere un grosso stimolo a guardarvi intorno. Dove potete trovare persone che condividano le vostre passioni? In un corso di teatro, in una squadra sportiva, in un’associazione di volontariato? Ovunque pensiate di poter fare nuove amicizie, buttatevi!
  • Se siete stati invece vittima di bullismo, la questione è sicuramente più complessa. Anche su questo arriverà un articolo a breve. In questa sede mi limito a dirvi poche cose, ma che ritengo fondamentali. È importante che crediate in voi stessi. Il bullo sceglie la sua vittima laddove sa di avere gioco facile. Sceglie persone insicure, che difficilmente si ribelleranno, perché la realtà è che nemmeno lui (o lei) saprebbe gestire una persona che gli tenesse testa. Tanto più voi vi vorrete bene e avrete fiducia in voi stessi, tanto meno le parole del bullo vi toccheranno. Se riuscite, parlatene con un adulto: un genitore, un prof di cui vi fidate, lo psicologo dello sportello, se c’è. E se non avete avuto il coraggio di parlarne prima, non dovete assolutamente sentirvi in colpa.

Ed ora, i genitori. Carissimi, lo so che avete “sbirciato” anche i consigli per i ragazzi, e avete fatto bene: il primo consiglio infatti è…

  • Mettersi nei panni dei ragazzi. A noi adulti la scuola può sembrare così “facile”, rispetto al mondo del lavoro… ma siamo proprio sicuri di ricordarcela bene? Cerchiamo di ricordare quanto pesante è stata per noi e anche di vedere le differenze con ciò che stanno vivendo i nostri figli: la società cambia in continuazione, e così la scuola. I nostri figli vivono sicuramente sfide diverse dalle nostre, siamo curiosi di scoprirle e accompagnarli.
  • Cerchiamo di destare la medesima curiosità nei ragazzi: parliamo dell’istruzione in positivo, come un’occasione per apprendere, per crescere, formarsi, conoscere persone e fare amicizie. Questo è importante soprattutto coi bambini che entrano per la prima volta alle elementari e nelle transizioni tra un ciclo scolastico e l’altro.
  • Osserviamo e ascoltiamo i nostri figli: dimostrano un’ansia eccessiva per i compiti, i test, le scadenze? Per loro la scuola è un vero e proprio lavoro, quindi è importante che la prendano seriamente e che noi non passiamo il messaggio che “tanto è solo un compito delle vacanze di terza elementare”, svalutando così la funzione dei compiti e il ruolo degli insegnanti. Però è anche molto importante che i ragazzi imparino a vivere con filosofia i brutti voti, come un rimando sul fatto che devono studiare di più, ma non che non valgono come persone.
  • Sempre in tema “osservazione e ascolto” spendo due parole anche qui sul bullismo. È vero che in adolescenza e preadolescenza (tappe evolutive che al giorno d’oggi sono sempre più precoci) i genitori faticano a capire i figli, e in una certa misura, magari anche in buona fede, vogliono lasciar loro i loro spazi. Se un ragazzo si dimostra però di colpo chiuso e cupo, o cerca scuse per evitare di andare a scuola, quando prima aveva un atteggiamento molto diverso, è possibile che a scuola viva una situazione spiacevole. Parlare, e porsi in una condizione di sincero ascolto, può davvero fare la differenza.
  • Ovviamente, se i vostri ragazzi sono alle elementari o alle medie, tutto ciò che ho detto sopra sul riprendere una corretta routine di vita, in questo caso è demandato a voi. L’organismo del bambino deve tornare alla regolarità dopo mesi segnati da stravizi a tavola, giornate intere dedicate al gioco e sveglie tardi. Per raggiungere questo obiettivo è importante anche andare a letto prima la sera, soprattutto mettendo da parte tablet, cellulari e videogiochi. (Su quest’ultimo aspetto scriverò un articolo a breve).

L’articolo vi è interessato? Ho dimenticato qualche aspetto importante? Avete altri suggerimenti da aggiungere? Aspetto come sempre i vostri commenti!

 

(Photo by Element5 Digital on Unsplash)

 

Psicologo, dichiarazione dei redditi e Sistema Tessera Sanitaria

Le prestazioni erogate dagli psicologi sono detraibili nella dichiarazione dei redditi come le spese mediche?

In molti me lo chiedono. La Circolare n. 20 del 13-05-11 dell’Agenzia delle Entrate risponde in modo preciso: le prestazioni di natura clinica erogate da psicologi, come ad esempio i colloqui di consulenza e sostegno e le sedute di psicoterapia, sono detraibili nella dichiarazione dei redditi (Modello 730 o Modello Unico Persone Fisiche), poiché vengono assimilate alle prestazioni sanitarie, anche se non vi è prescrizione medica.

Come fare a detrarre queste spese?

Con la Legge 208 del 28-12-15 (Legge di Stabilità 2016) e con il successivo Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 01-09-16, è stato introdotto l’obbligo, anche per gli Psicologi, di inviare al Sistema Tessera Sanitaria (S.T.S.) i dati delle spese sanitarie sostenute dai pazienti: il S.T.S. trasmetterà i dati all’Agenzia delle Entrate al fine di predisporre il Modello 730 / Unico precompilato.

Il lavoratore dipendente o assimilato, che utilizzi il modello precompilato, se desidera detrarre le spese sostenute con lo psicologo non dovrà quindi fare alcunché. Se si rivolge invece a un Commercialista o a un CAF, potrà continuare a portare le ricevute al professionista che lo segue.

Come fare invece per opporsi alla comunicazione dei dati?

Ai sensi del Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 31-07-15 e dei successivi Provvedimenti dell’Agenzia delle Entrate del 31-07-15 e 29-07-16, il paziente può esercitare il diritto di opposizione alla comunicazione dei propri dati secondo tre modalità:

  1. Richiesta verbale al professionista
  2. Registrazione al sito www.sistemats.it
  3. Invio di un apposito modulo all’Agenzia delle Entrate.

Vediamole in dettaglio:

  1. Richiesta verbale al professionista

I pazienti potranno opporsi oralmente a partire dalle fatture emesse dal 14 novembre 2016, prima dell’emissione della fattura, tramite esplicita richiesta verbale che il professionista annoterà in fattura.

Con riferimento a tutte le ricevute emesse a partire dal 1° gennaio 2016 ma prima del 14 novembre 2016, ed alle fatture emesse successivamente al 14 novembre 2016 ma per le quali il cittadino non ha espresso oralmente il divieto di comunicazione dei dati all’atto dell’emissione, l’Agenzia delle Entrate ha individuato due modalità alternative:

  1. Registrazione al sito www.sistemats.it

Dal 1° al 28 febbraio dell’anno successivo a quello di emissione delle fatture (quindi dal 1° al 28 febbraio 2017 per le fatture emesse nell’anno 2016), il cittadino, registrandosi al sito www.sistemats.it ed accedendo alla propria area riservata del sito, può consultare l’elenco delle proprie spese sanitarie comunicate dai diversi professionisti. Selezionando le singole voci di spesa che compaiono all’interno della propria area riservata, il cittadino può opporsi all’invio dei dati da parte del S.T.S. all’Agenzia delle Entrate. Il cittadino può esprime la propria opposizione con riferimento a tutte le spese o solo ad alcune di queste.

  1. Invio di un apposito modulo all’Agenzia delle Entrate

Dal 1° ottobre dell’anno di riferimento e fino al 31 gennaio dell’anno successivo a quello di sostenimento della spesa (quindi dal 1° ottobre 2016 al 31 gennaio 2017 per le fatture emesse nell’anno 2016), il cittadino può esercitare l’opposizione con l’apposito modulo messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate e reperibile sul sito www.agenziaentrate.gov.it.

Per effettuare la comunicazione il cittadino può utilizzare i seguenti canali:

  • Inviare il modulo debitamente compilato all’indirizzo email opposizioneutilizzospesesanitarie@agenziaentrate.it;
  • Telefonare al Centro di assistenza multicanale delle Entrate, al numero 848.800.444 (0696668907 da cellulare);
  • Recarsi personalmente presso un qualsiasi ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate e consegnare l’apposito modello di richiesta di opposizione.

 

Fertility Day, riflessioni di una psicologa.

La notizia non è fresca, ma ho preferito riflettere prima di scrivere.

Non volevo scrivere presa dall’indignazione, perché, come un’enorme percentuale delle donne italiane, è questo quello che anche io ho provato di fronte alla campagna pubblicitaria sul Fertility Day.

Una campagna che si è dimostrata capace di ferire ogni tipo di donna: “giovane” (come recitano le ormai celebri cartoline) o “vecchia” (parola che viene sottintesa), fertile o sterile, occupata o disoccupata (con tutte le sfumature che esistono nel mezzo, quelle delle mille forme di lavoro precario), con un compagno o single, eterosessuale o omosessuale (perché ricordiamoci che esistono anche le coppie gay, e che loro, se anche volessero procreare, in Italia non possono). Si sono indignate molte donne per le quali un figlio non è semplicemente nei propri progetti di vita, ma anche molte madri.

Due considerazioni posso fare in quanto psicologa.

La prima riguarda la comunicazione. Non bastano una bella grafica e uno slogan accattivante (ammesso che quelli in questione lo siano). Questa è la forma. Ma il contenuto? Il contenuto è semplice: il Ministero della Salute sta dicendo alle cittadine italiane che vuole che la natalità aumenti. Prima di diffondere questo messaggio, non sarebbe utile chiedersi se lo Stato Italiano metta effettivamente le cittadine in condizione di avere uno o più figli, come molte di loro peraltro già desiderano? Se ci si fosse fermati un istante prima di diffondere la tanto contestata campagna, si sarebbe visto che lo Stato, ahimè, non attua nessuna politica di sostegno alla genitorialità che possa dirsi seria, strutturata e che non sia becero populismo estemporaneo.

La seconda considerazione riguarda l’intervista del Ministro Lorenzin al quotidiano La Stampa, rilasciata dopo che il polverone mediatico era stato sollevato, di cui cito qualche stralcio:

«Mi scusi, ma c’è scritto da qualche parte “Devi fare un bambino” o “devi partorire”? Distinguiamo l’aspetto sociologico da quello sanitario.»

«In Italia c’è un allarme demografico: se si continua così, si rischia la crescita zero nel 2050. E so che sul tema della natalità influiscono politiche del lavoro, fiscali, sociali. Ma io sono il ministro della Salute e mi occupo dell’aspetto sanitario.» 

Forse il Ministro della Salute non sa che anche in medicina si sta affermando, ormai da decenni, il paradigma biopsicosociale, un modello secondo il quale – in estrema sintesi – salute e malattia sono da intendersi appunto come il risultato di una complessa interazione di fattori biologici, psicologici e sociali.

Quindi, per un Ministro della Salute, parlare di politiche del lavoro, fiscali e sociali è assolutamente necessario, ma soprattutto è necessario progettarle in sinergia con gli altri Ministeri, vedendo il cittadino nella sua globalità. Ed è necessario anche comprendere le persone dal punto di vista psicologico. Quanto meno, non ideando campagne che le facciano sentire in colpa e inadeguate, producendo così, se possibile, un danno psicologico anziché un benessere.

Questo post non ha alcuna immagine correlata, perché ritengo che ormai le immagini pubblicitarie siano ampiamente note a tutti i lettori, e non desidero darvi ulteriore risonanza.

“Momenti di Felicità”, il Festival della Psicologia piemontese, il 27 e 28 giugno 2015

Rieccomi a segnalarvi iniziative gratuite di divulgazione psicologica!

Questa volta si tratta della prima edizione del Festival della Psicologia piemontese, dal titolo “Momenti di Felicità”, che si terrà a Torino e in alcune province il 27 e 28 giugno.

Lo scopo di questa iniziativa è diffondere la cultura psicologica e sensibilizzare la popolazione sulle tematiche inerenti il benessere.

I due giorni di Festival saranno caratterizzati da iniziative culturali, momenti ludici, di aggregazione e di intrattenimento, piccoli laboratori e dibattiti aperti a tutti.

I momenti di felicità iniziano da subito, online, attraverso il sito e la pagina Facebook. Potrete registrarvi al sito attraverso il vostro account di Facebook e partecipare ai contest: “Felicità tra le righe”, “La Felicità fa Click” e “La Ricetta della Felicità” (qui il regolamento dei concorsi). Per i vincitori delle tre sezioni sono previsti dei premi in libri, corsi di cucina e tecnologia.

Il sito, creato per la manifestazione, durante il resto dell’anno diventerà un contenitore rivolto alla cittadinanza, nel quale confluiranno notizie e articoli divulgativi.

Se siete curiosi, potete iniziare a guardare questo video, a cui ne seguiranno altri…

Per rimanere aggiornati sul Festival:
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(Image by Gerd Altmann from Pixabay)

L’Ente di Previdenza degli Psicologi da oggi riconosce a tutti l’assegno di genitorialità. Anche alle coppie gay.

Una bella notizia per i colleghi, e un bel messaggio alla cittadinanza.

l’ENPAP, Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza degli Psicologi, da oggi riconosce l’assegno di “genitorialità” (e non solo di “maternità”) a tutte le coppie, anche a quelle omosessuali e anche per casi di adozioni o affidamento.

A questo indirizzo un articolo sul sito de Il Sole 24 ore.

Sul sito dell’ENPAP, il bando per accedere ai contributi.

 

(Photo by Roberto Nickson on Unsplash)

 

Una libreria al posto delle slot machine

Azzurra gestisce un bar a Viareggio, e aveva un sogno, molto semplice: eliminare le slot machine dal locale per fare posto ad un angolo biblioteca, dove la gente potesse consultare liberamente i testi, prenderli in prestito, e scambiarli con altri che prendevano polvere a casa.

Azzurra ce l’ha fatta! In questa intervista al TgT racconta – emozionatissima – la sua storia.

Azzurra si era accorta che le slot portavano malessere, e spera invece, così, di contribuire a rendere la gente un po’ più felice.

 

(Photo by kazuend on Unsplash)

Oggi parliamo d’amore…

Domani, per chi non se ne fosse accorto, è San Valentino.
Visto che agli innamorati parlano tutti, ho pensato di parlare ai single.

 

Al di là del fatto che festeggiare San Valentino è spesso considerato un atto consumistico, un po’ cafone, scontato, non spontaneo e non romantico… è pur vero che la maggior parte di coloro che affermano ciò lo fanno per spirito radical chic, quando non per invidia.
Qual è il “problema”? Perché non si può lasciare che chi vuole festeggi, e chi non vuole non festeggi, senza trasformare quella che dovrebbe essere la festa degli innamorati in un’ennesima occasione per tirare fuori rabbia e aggressività?  Continua a leggere Oggi parliamo d’amore…

Il 2015 avrà un secondo in più.

Apprendo da un articolo di Wired che a giugno 2015 verrà aggiunto un secondo ai nostri orologi. Era già successo nel 2012, ma sinceramente non ne avevo sentito parlare. É il “secondo intercalare”, in inglese leap second, un aggiustamento applicato agli orologi atomici mondiali, necessario per uniformare l’ora artificiale del tempo coordinato universale (UTC) alla rotazione terrestre.

L’articolo spiega che alcuni siti web potrebbero registrare interruzioni temporanee del servizio. A me personalmente la notizia ha suscitato riflessioni di natura diversa.

Al di là di ogni considerazione scientifica, mi sembra una cosa dolce. Quasi un dono.
Non cambierà assolutamente nulla, di fatto. Dare un nome diverso al tempo non lo dilata. Ma riflettere sul tempo ci dà l’occasione di viverlo con più consapevolezza, più amorevolezza.
E si può scegliere un secondo qualsiasi, senza aspettare giugno. Magari anche più di un secondo.

orologio-now-now

 

(Cover photo by Jon Tyson on Unsplash – non ho trovato l’autore della foto al bellissimo now clock)