Una nuova identità femminile? I rapporti tra i sessi nella modernità

L’emancipazione è realmente riuscita a consentire l’individuazione di una identità femminile nuova? Si può sfuggire oggi alla tradizionale opposizione tra santa e… “escort”?

Un’occasione per discuterne con Jean-Jacques Tyszler, psichiatra e psicoanalista dell’Associazione Lacaniana Internazionale.

Venerdì 27 Maggio 2011
ore 21.00
presso la Libreria LegoLibri
Via Maria Vittoria 31, Torino

 

(Image by Gerd Altmann from Pixabay)

“Per un ascensore a Piazza Madama” – Il teatro comunitario racconta San Salvario

Il multietnico quartiere torinese di San Salvario è al centro dello spettacolo “Per un ascensore a Piazza Madama”, a cura di Paola Cereda. Il laboratorio ha seguito la metodologia del teatro comunitario argentino, e ha preso spunto dal romanzo dell’algerino Amara Lakhous “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio”, ambientato a Roma.
Partendo e da una riflessione sui temi dell’integrazione, della paura del diverso e del pregiudizio, i partecipanti hanno rielaborato il testo e lo hanno adattato al contesto torinese e al proprio vissuto personale. Continua a leggere “Per un ascensore a Piazza Madama” – Il teatro comunitario racconta San Salvario

Maggio di Informazione Psicologica – Edizione 2011

Condivido sempre volentieri le iniziative di divulgazione psicologica, soprattutto se sono gratuite.

Anche quest’anno Psycommunity, la comunità degli Psicologi on line, organizza il MIP, Maggio di Informazione Psicologica.

Centinaia gli eventi gratuiti – covegni, laboratori, seminari – e tantissime le città coinvolte.

Sul sito del MIP trovate il programma completo delle iniziative e l’elenco degli psicologi che offrono un colloquio gratuito.

MIP

 

(Cover image by Gerd Altmann from Pixabay)

La bimba strilla? Da grande sarà un soprano! “Pensare Oltre” al Salone del Libro di Torino

Davvero i bambini di oggi sono più irrequieti, capricciosi, distratti, aggressivi, di quelli di 20, 30, 40, 50 anni fa?
Sono tutti affetti da ADHD (Sindrome da deficit di attenzione e iperattività) e meritano un’attenzione medica, oppure la gran parte di loro avrebbe bisogno di ritmi di vita più rilassati, famiglie più presenti e affettuose, e genitori più autorevoli?
E combinare qualche piccolo pasticcio non può essere sintomo di creatività, piuttosto che di disagio? Continua a leggere La bimba strilla? Da grande sarà un soprano! “Pensare Oltre” al Salone del Libro di Torino

Violenza sessuale sui giovani: conoscere per prevenire

L’Associazione della Scuola di Sessuologia di Torino, in collaborazione con la Fondazione Carlo Molo onlus, organizza l’incontro culturale-formativo “Violenza sessuale sui giovani: conoscere per prevenire”, a cura della dott.ssa Luigia Pasquale, dirigente medico 1° livello, ginecologa dell’ASL TO3.

Mercoledì 11 Maggio 2011
ore 20.30
presso la sede di Via Paolo Sacchi 42/e, Torino

L’incontro è gratuito.
È gradita l’iscrizione: asst.torino@yahoo.com, segreteria.fcm@gmail.com.
Cliccate qui per scaricare la locandina.

 

(Image by Gerd Altmann from Pixabay)

Lettera scritta dagli occhi. Incontro con l’autrice Anna Giuba

L’Ordine degli Psicologi del Piemonte, nell’ambito dei propri Caffè Letterari, organizza un incontro con Anna Giuba, autrice del libro Lettera scritta dagli occhi.

Anna Giuba nasce nel 1963 a Torino. Ha una laurea in Lettere e un diploma all’Accademia Albertina di Belle Arti. Nonostante questo sia il suo recentissimo libro di esordio, nel giro di pochi mesi ha ottenuto svariati riconoscimenti e premi letterari.
In queste pagine l’autrice ci regala un’immagine nitidissima di sé, anche grazie alla forza che contraddistingue chi porta le cicatrici di un rigido inverno interiore, e lo fa perché sente doveroso testimoniare la condizione di chi ha vissuto nei luoghi di cura – dal Centro di Salute Mentale, al SerT, alla Comunità Terapeutica – luoghi attraverso i quali è passata con un corpo a tratti malandato, ma con uno sguardo per lo più lucido e consapevole.

All’incontro parteciperanno lo scrittore Andrea Demarchi e il pittore Franco Bogge, autore del quadro scelto per la copertina.

Dove e quando?

Venerdì 13 Maggio 2011
ore 20.30
presso la Libreria LegoLibri
Via Maria Vittoria 31, Torino

 

(Photo by Jonas Jacobsson on Unsplash)

Buon Primo Maggio a tutti, soprattutto a chi non lavora

Il Primo Maggio rappresenta ogni anno un’occasione per riflettere su importanti questioni, come i diritti dei lavoratori, la contrattazione sindacale, gli ammortizzatori sociali, la sicurezza sul luogo di lavoro, e – tema di cui voglio parlarvi oggi – la disoccupazione.

Gran parte di coloro che perdono il lavoro vive l’evento come un trauma, un vero e proprio lutto.
È assolutamente normale, se si considera che siamo figli di una cultura che ci insegna che “il lavoro nobilita l’uomo”: è un dovere, ma anche uno strumento di autorealizzazione, un importante tassello del mosaico della nostra identità.

Il disagio è quindi duplice: da un lato ci sentiamo in colpa, ma anche impotenti e frustrati; dall’altro ci ritroviamo senza un ruolo sociale definito, e ci sembra di non valere più nulla. Continua a leggere Buon Primo Maggio a tutti, soprattutto a chi non lavora

Ritrovare la serenità. Come superare la depressione attraverso la consapevolezza.

kabat-zinn

M. Williams, J. Teasdale, Z. Segal, J. Kabat-Zinn
Ritrovare la serenità. Come superare la depressione attraverso la consapevolezza.
Raffaello Cortina Editore, 2010
ISBN: 9788860303332

Quando soffriamo di depressione, nulla di ciò che tentiamo di fare per uscirne sembra essere efficace. Più ragioniamo e cerchiamo di scuoterci, più ci troviamo a rimpiangere i “bei tempi”, a ripercorrere mentalmente gli errori del passato, a coltivare ansie per il futuro. E, come se non bastasse, per il fatto che il nostro ragionamento ci fa sentire ancora peggio, ci sentiamo in colpa. È un po’ come trovarsi nelle sabbie mobili e sprofondare sempre più nel tentativo di uscirne. Continua a leggere Ritrovare la serenità. Come superare la depressione attraverso la consapevolezza.

Mindfulness: cos’è?

Sempre più spesso si sente parlare di percorsi ed esperienze di “mindfulness”, proposti sia da scuole di yoga e meditazione, sia all’interno di percorsi di promozione della salute mentale e di riabilitazione psicologica. Ma di cosa si tratta?
Partiamo dal termine. “Mindfulness” è talvolta usato come abbreviazione di “mindfulness meditation”, traducibile in italiano come “meditazione di consapevolezza”, a patto che ci si intenda su cosa è, in questa accezione, la “consapevolezza”.
Nella nostra società infatti quando si dice “consapevolezza” si pensa subito ad un prodotto della ragione, alla capacità di produrre un discorso sui propri comportamenti, di dare un senso alle proprie esperienze e ai propri vissuti.
In questa accezione, però, ci interessa quella che in lingua pali (la lingua indiana dei primi testi buddhisti) è detta “sati”, ossia un tipo di consapevolezza non concettuale, non discorsiva, bensì intuitiva, immediata, nel senso di non mediata da giudizi e pregiudizi. Altre traduzioni possibili, che pongono l’accento su diversi aspetti della mindfulness, tutti ugualmente importanti, sono “attenzione”, “attenzione sollecita”, “attenzione non giudicante”, “presenza mentale”, “piena presenza”.
Non è facile rendere a parole quella che è innanzitutto ad un’esperienza vissuta, e proprio per questo spesso si sceglie di non tradurre il termine inglese.

Ma a cosa può servire, a noi, nella nostra vita quotidiana, meditare? Può sembrare un qualcosa di molto “anni ’70”, da “fricchettoni”…
Pensate: non vi è mai capitato di lavare i piatti pensando solo al caffè che avreste bevuto subito dopo, in santa pace, godendovelo appieno? E poi di trovarvi con la tazzina in mano vuota, rendendovi conto che quasi non avete assaporato il tanto desiderato caffè, perché pensavate a questioni di lavoro, alle faccende domestiche in sospeso, o anche a cose piacevoli, come i programmi per la serata?
E non vi è mai successo di guidare lungo una strada conosciuta, per esempio il tragitto casa-lavoro, e di giungere alla destinazione accorgendovi che avete pensato a tutt’altro che alla strada? Magari qualche volta avete dovuto inchiodare perché è sopraggiunto un imprevisto di cui vi siete accorti all’ultimo secondo.

Perché non prestiamo attenzione alla nostra esperienza nel presente? In fondo questo istante, questo nostro istante, è per noi l’unica realtà. È ciò che c’è. Il passato non c’è più, e il futuro non c’è ancora.
Alcuni pensano di essere molto attenti a ciò che accade nel presente, ma senza accorgersene, lo contaminano con pregiudizi e aspettative, non percependolo quindi per ciò che realmente è. Pensiamo ad una persona che abbia avuto nella sua vita un evento che l’ha profondamente e negativamente segnata: un divorzio, un licenziamento, una rottura con un caro amico, magari le tre cose insieme. Può capitare che questa persona legga ogni nuova esperienza come conferma di alcuni “fatti”: “sono inadeguato”, “la mia vita è un casino”, “deludo tutti”, “vorrei cambiare, ma è impossibile”, “vorrei cambiare, ma non ne sono in grado”, “nessuno mi può capire”, “c’è qualcosa che non va in me”.
La parola “fatti” è tra virgolette non a caso: mentre per la persona in questione queste sono realtà assolutamente oggettive, in realtà non sono che pensieri. Pensieri che magari si trascinano per ore, con rimuginazioni che talvolta impediscono di prendere sonno alla sera.
La vita è imprevedibile e il cambiamento spaventa. Abbiamo bisogno di certezze, o quanto meno di un certo grado di prevedibilità. Uno degli strumenti che abbiamo è la costruzione di un’identità: “io sono una persona con certe caratteristiche, perciò in determinate circostanze reagisco così”. Se però mi sono costruito l’identità del perdente, del fallito, va da sé la coerenza che raggiungo non mi aiuta assolutamente a stare bene, anzi. Potrà anche succedere che, di fronte ad un evento positivo, una persona che ha di queste convinzioni si dica: “di sicuro non è merito mio, sono stato solo fortunato”, oppure: “se ce l’ho fatta io, era veramente facile”.
Viceversa, chi ha un’opinione di sé come persona sempre forte, efficiente, decisa, sempre nel giusto, difficilmente riuscirà a scendere a compromessi, ad accettare i fallimenti, o a integrare nella propria esperienza quotidiana il dolore o la tristezza.

Può essere utile, a questo punto, chiarire anche cosa la mindfulness non è:
Non è un modo per sfuggire dalla realtà: è piuttosto essere profondamente radicati nella realtà.
Non è una tecnica di rilassamento: può accadere di rilassarsi durante alcune pratiche, ma questo non è il loro scopo. C’è poi il rischio, se ci rilassiamo una volta, che nasca l’aspettativa di rilassarci sempre, e magari se ciò non accade ci innervosiamo ancora di più. Se ci rilassiamo, quindi, godiamoci il rilassamento; se non ci rilassiamo, stiamo nel presente, senza confrontarlo col passato.
Non è un modo per svuotare la mente: la mente, soprattutto all’inizio di una pratica meditativa, può essere affollata da pensieri, ma ciò non significa che “non stiamo meditando bene”: l’importante è cercare di non aggrapparsi ai pensieri nel tentativo di modificarli, tentare di lasciarli fluire, e imparare, pian piano, a guardarli come se fossero nuvole nel cielo. Se per esempio durante la pratica ci capita di pensare al fatto che dobbiamo fare la spesa, non giudichiamoci, ma prendiamo mentalmente nota: “ok, è emerso questo pensiero”, e gentilmente riportiamo la mente all’oggetto della nostra meditazione. E se non ci riusciamo? Non giudichiamoci per non essere riusciti!

La pratica della meditazione allena un’attenzione non giudicante allo svolgersi dell’esperienza momento per momento, da portare poi, gradualmente, nella vita di tutti i giorni. Non: “sono triste, quindi sono debole”, “sono triste, ed è colpa mia se non riesco a reagire”, “sono triste, eppure non ne ho motivo”… ma semplicemente: “in questo momento provo tristezza”.
La meditazione di consapevolezza aiuta a scoprire quali pensieri si presentano più spesso in modo automatico alla nostra mente, senza cercare di correggerli.
Da qui l’intuizione di utilizzarla nella cura di disagi psicologici. Il medico americano Jon Kabat-Zinn, della University of Massachusetts Medical School, ha cominciato nel 1979 ad applicare la mindfulness come trattamento terapeutico dell’ansia, dello stress e della depressione. Attualmente sono circa 17.000 i pazienti che hanno completato il suo programma, e grazie ai rigorosi studi scientifici con cui l’équipe ne ha provato l’efficacia, la pratica si sta diffondendo in tutto il mondo occidentale. In Italia hanno avviato progetti pilota due strutture pubbliche, l’Istituto Oncologico Veneto e l’Ospedale San Carlo Borromeo di Milano.

 

(Photo by Lesly Juarez on Unsplash)

La fatica di vivere. Cause e rimedi.

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Giovanni Galletto (con Corrado Galletto e Loris Panero)
La fatica di vivere. Cause e rimedi.
Edizioni San Paolo, 2011

Sempre più spesso chi si rivolge allo psicologo non ha patologie gravi, ma sente che la sua vita è come avvolta da una patina di grigiore. Chi di noi non ha mai commesso sbagli nella propria vita? Chi non ha mai provato paura, rabbia, tristezza? Chi non si è mai sentito solo? Continua a leggere La fatica di vivere. Cause e rimedi.

Il blog della psicologa